Perché viaggiare all’estero? Cosa passa per la mente di un viaggiatore seriale

Ritrovarsi soli, in una metropoli con milioni di persone. Non capire i cartelli, esprimersi in un inglese che farebbe rabbrividire anche i cani. Se solo lo comprendessero.

Amo poter girare senza curarmi del mio aspetto, senza controllare perennemente di essere in ordine. Di non fare niente di “strano”.

Strano è una parola che all’estero non esiste.

Puoi passeggiare, cantare, girare in mutande che nessuno ti nota, non volta nemmeno la testa. Quando invece nel paese natale ti devi preoccupare ogni istante degli sguardi agli angoli della strada. Delle voci astratte che in realtà sembrano più palpabili che mai.

Ricordo uomini che giravano nudi a Times Square. Ricordo ragazzi che ballavano break dance in metropolitana. Non ricordo tutti gli altri che io stessa non ho notato.

Cambi quartiere, cambi etnia. Sembra di cambiare continente a distanza di un metro, o di una fermata della metro. Nuovi volti, nuove anime, nuovi microcosmi quotidiani che non si preoccupano minimamente di te.

Oppure vedere spazi sconfinati, cieli alti, colori mozzafiato.

I colori sono un aspetto che mi colpisce sempre al cuore.

Se vi state ancora chiedendo perché viaggiare all’estero, i colori sono un’ottima motivazione. Così come variopinte sono le anime delle persone che si incontrano lungo il percorso.

Assaporare il gusto di un gelato alla lavanda. Godere di un tramonto mentre si cena ad un ristorante sulla riva del mare in Grecia. Vivere un’alba in Messico. Perdersi nella Via Lattea in una fresca notte indiana. Parlare uno spagnolo maccheronico con un cubano.

Assistere ad un’aurora boreale in Islanda e pensare che sia lo spettacolo più incredibile della terra.

È vero, forse ci sono passioni più economiche, meno violente. Ma a me piace vivere.

A me piace viaggiare!

Non rinunciate al vostro modo di essere ed alle vostre passioni per compiacere gli altri, andatene fieri piuttosto!