Le lingue del mondo sono degli specchi che ci parlano di sentimenti, sensazioni, usi e costumi. E ancor più significative sono quelle parole intraducibili in altre lingue.
Navigando sui siti di viaggio mi sono imbattuta nella parola inglese Coddiwomple.
L’uomo viaggia da sempre, da quando esiste. Viaggia per scoprire, per scappare, per conquistare. Viaggia per perdersi, per trovarsi, per lasciare persone, per conoscerne di nuove. Oggi molti viaggi vengono fatti per i motivi sbagliati o con la mente pericolosamente chiusa.
Rimane però ancora qualcuno che viaggia perché sente un fuoco dentro, sente una voce che gli dice di andare, senza fermarsi, senza voltarsi indietro.
Durante i miei viaggi ho imparato a riconoscere queste persone. Sono quelle con il naso all’insù che annusano l’aria di una nuova destinazione fuori dall’aeroporto, sono quelle chine su un piatto a studiarne il contenuto esotico, sono quelle che passeggiano in una città straniera e si sentono a loro agio.
Le vedi, le vedi da come si muovono, le vedi da come si guardano attorno.
Sono quelle persone che sanno perché viaggiano, ma non sanno esattamente dove stanno andando perché la loro meta è il mondo intero.
Per quelle persone, quelle vagabonde, quelle sognatrici, quelle ribelli, quelle libere, quelle folli, è stata coniata la parola Coddiwomple.
La trappola dei comfort
La televisione, il web, i social media, sono strumenti potenti, perché ci permettono di scoprire una destinazione anche senza raggiungerla, ma sono anche pericolosi, perché ci tolgono la sorpresa del nuovo e ci creano delle aspettative.
Così tante persone oggi – l’ho fatto anch’io per molti anni – scelgono una meta ben definita, se la studiano e aspettano di trovarci determinate cose. E se questo non succede, ci rimangono male.
Questo meccanismo non ti fornisce un vero motivo per viaggiare, per goderti davvero il viaggio, ma ti crea solamente aspettative sulla destinazione. Aspettative, peraltro, costruite sulla base dell’esperienza vissuta dal giornalista nel giorno in cui ha girato il servizio o dalle foto costruite da un influencer.
Coddiwomple, viaggiare per il gusto di viaggiare
La parola Coddiwomple significa viaggiare con uno scopo, ma senza crearsi delle false aspettative.
La definizione che ne dà il dizionario mi ha fatto ridere, ridere di gusto. La definisce come il “viaggiare in modo mirato verso una meta vaga“.
È una parola meravigliosa perché racchiude al suo interno quello che sente ogni vero viaggiatore. Il bisogno di scoprire tutte le bellezze di questo mondo ma senza avere una destinazione precisa. Solo per il gusto di andare, di ammirare il nuovo e il diverso, di emozionarsi di fronte a qualcosa che non si aspettava di vedere.
Perché esistono ancora, per fortuna, quelle persone che vogliono lasciarsi stupire dalla vita.
Impara a viaggiare con lo spirito del Coddiwomple
Negli ultimi anni ho sperimentato lo spirito del Coddiwomple in prima persona, senza sapere che qualcuno avesse addirittura inventato una parola per definirlo.
Le mete che ho scelto sono diventate sempre più impreviste, alcune sono addirittura cambiate in corso d’opera, durante il viaggio stesso. Molte, anzi.
Ho imparato a staccarmi dal falso ideale della meta per godermi il percorso.
Ho sentito, e sento tutt’ora, di dover viaggiare per il gusto di farlo. Senza crearmi delle aspettative fittizie, lasciando la possibilità alla vita di sorprendermi.
Perché il viaggio è questo, no?
Stupore, emozione, passione.
Se tutto questo manca, allora viaggiare ha lo stesso trasporto dell’andare in ufficio il lunedì mattina.
Provaci, provaci almeno una volta. Lascia perdere la meta, scegline una a caso, tanto non è importante. Tutto il mondo merita di essere visto. E poi raggiungila, con il solo e unico scopo di scoprirla, godendoti il percorso per raggiungerla. Con la mente libera e il cuore aperto.
Ci insegnano che nella vita dobbiamo sempre e comunque ottenere un guadagno in cambio da ciò che facciamo. E se invece iniziassimo a viaggiare per il semplice gusto di farlo?
Prova a immaginare quanto sarebbe bello un mondo pieno di persone che dialogano in lingue che neanche conoscono, che passeggiano in silenzio nella natura ascoltando i suoni della vita e che riescono ancora a far scendere una lacrima davanti a un tramonto.
L’hai immaginato? Quanto è bello?
Secondo me troppo.
parole dal mondo
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