Una riflessione per tutti i travel bloggers e per chi deve lavorare con questa categoria: dalle fiere del turismo al futuro del travel blogging
Ognuno di noi chiama "casa" qualcosa di diverso.
É questo che ci rende unici, speciali, differenti.
Per alcuni può essere una persona, perché casa è sinonimo di sicurezza, tranquillità, protezione.
Per altri può essere una costruzione di muratura, con il tappetino e i vasi dei fiori.
Magari anche un gatto che ti aspetta davanti alla porta quando rientri, che strofina la testa contro la tua gamba, lasciandoti una manciata di peli sopra ai pantaloni.
Poi ci sono altre persone che hanno scelto come casa gli oceani, i cieli stellati, le vallate sconfinate.
Trovano rassicurante il fatto stesso di nuovo ed ignoto.
Forse è proprio questa la loro potenza.
Qualcosa che per definizione dovrebbe creare un turbamento interiore, andando contro a millenni di evoluzione verso una vita sempre più sedentaria, proprio ciò da cui l'uomo ha cercato di allontanarsi durante la sua storia, per qualcuno rappresenta la vera casa, il luogo ultimo a cui vuole tendere.
Alcuni possono definirli strani, altri confusi, altri ancora completamente pazzi.
Per alcuni possono essere eroi.
Per altri degli stolti.
Un blog è uno strumento formidabile e completo per chiunque voglia raccontare una destinazione
Per noi viaggiare rappresenta la cosa più bella del mondo.
Niente ci dà una felicità paragonabile a quella che ci trasmettono i viaggi, gli scenari sempre nuovi, le persone che si incontrano lungo il cammino.
Ancora di più amiamo trasmettere queste nostre emozioni.
Quando abbiamo scoperto il mondo dei travel bloggers siamo stati folgorati dall'aver finalmente trovato un modo per poter trasmettere ciò che il viaggio ci fa provare e, soprattutto, come ci ha fatti cambiare nel corso degli anni, continente dopo continente.
Essendo nati prima come fotografi, il blog è stata una conseguenza che ci ha permesso di creare un prodotto completo, un contenuto creativo che sia in grado di trasmettere tutta la bellezza dei luoghi che abbiamo visitato.
Ma dopo l'entusiasmo iniziale è subentrato il lavoro sodo.
Abbiamo sperimentato sulla nostra pelle che si tratta di un vero lavoro, da cui non si stacca mai, che entra a far parte della tua persona per non lasciarti più.
All'interno di questo mondo però, il sogno di qualcuno non deve essere sfruttato da altri come una scappatoia per strappare qualche viaggio gratis.
Per questo vi vogliamo raccontare dell'esperienza alla fiera del turismo di Milano, partendo dall'esperienza dei travel bloggers alla BIT per poi farvi aprire gli occhi su come tante persone che si definiscono travel bloggers stanno conducendo questa lavoro incredibile verso un futuro estremamente incerto.
Le fiere del turismo sono le X da cui partire, ma il passo successivo è il vero lavoro
Prima di partire per la BIT, diverse persone mi hanno chiesto dove poter trovare articoli che parlassero della fiera. In questo momento ci stiamo riferendo alla fiera di Milano, ma possiamo allargare il discorso a tante altre fiere del settore.
Come in tutte le cose i pareri sono perennemente discordanti.
Dal punto di vista di operatore del turismo c'è chi si è trovato bene ed ha concluso affari, chi invece la considera una perdita di tempo.
Credo che, come in tutti i settori lavorativi, se si vuol far parte di un mondo lo si deve frequentare, non si può stare chiusi nel proprio universo e sperare che arrivi la svolta.
Perché potete stare tranquilli, così non arriva di sicuro.
Magari da una singola fiera non si porta a casa nulla di tangibile, può accadere anche questo, però è uno spunto interessante per scoprire il mercato, farsi venire nuove idee, confrontarsi con gli altri.
Dandoci una chance, frequentando ambienti dove ci sono persone che lavorano nello stesso settore, oltre a trovare potenziali clienti, si possono stringere belle amicizie con altri che fanno il nostro stesso mestiere.
A noi è successo proprio questo, abbiamo avuto incontri fantastici con persone che prima conoscevamo solo di nome. Se non fossimo andati, avremmo perso l'occasione. L'occasione di stringere mani, di scambiarci sorrisi ed opinioni, di vedere chi è il volto dietro a tanti blog che conosciamo di fama. Perché, prima di tutto, a monte ci sono persone esattamente come tutti noi.
Perciò, lo pensavo prima e continuo a pensarlo tutt'ora: la BIT è assolutamente importante per chiunque intenda lavorare nel settore del turismo, così come le altre fiere che vengono organizzate periodicamente in tutto il mondo.
Ma importante per chi?
E, soprattutto, chi dovrebbe presentarsi come travel blogger alla BIT e chi invece è meglio che la frequenti da semplice visitatore?
La nostra prima volta in un mondo popolato da persone che avevano la nostra stessa visione della vita. Ma proprio tutti?
Ci siamo tuffati di testa in questo mondo completamente nuovo per noi.
Abbiamo lavorato un anno per prepararci al meglio per questa fiera, affinché la maggior parte del sito e dei nostri canali fossero completi, non dico ad un ottimo livello perché quello non si raggiunge mai.
Ogni giorno bisogna evolvere e progredire.
Ma torniamo a parlare della BIT, ci siamo ritrovati spaesati in un tripudio di colori, suoni, immagini meravigliose.
Eravamo nel posto giusto per noi.
Completamente circondati da persone provenienti da tutto il mondo, quello stesso mondo così affascinante che ci chiama costantemente a gran voce.
Ogni giorno ci battiamo, lavoriamo più di 10 ore al giorno ad un progetto a cui stiamo dedicando le nostre forze, la nostra anima, il nostro cuore, il nostro tempo e tanto denaro.
Ma che direzione stiamo prendendo?
L'oceano dei travel bloggers: tra chi riesce a surfare e chi annaspa, c'è sempre quello che si fa trainare
Ciò di cui vi vogliamo parlare non riguarda la fiera nello specifico, ma l'esercito di travel bloggers che ogni giorno avanza sempre di più.
Dopo queste giornate da travel bloggers alla BIT, abbiamo avuto la riprova di quanto il mercato del web sia ormai saturo e, con esso, il mondo dei travel bloggers.
Sotto l'egida di questo nome vengono raggruppate le figure più disparate.
C'è chi cerca di creare un sito, chi si cimenta sui social media, chi fa foto e video magnifici, chi invece si avvale solamente di un cellulare e chi, da semplice viaggiatore (chi non lo è?) apre un profilo Instagram e si definisce travel blogger.
In ciò, non c'è apparentemente nulla di male.
Il web è, per definizione, un mercato aperto a cui chiunque può accedere.
Ma dopo esserci entrati, a parere mio, si deve prendere una decisione importante, una presa di posizione attraverso la quale si deve passare necessariamente.
La scelta è semplice, immediata, quasi scontata.
Dobbiamo chiederci: "Voglio essere un professionista o voglio solo tenere un diario con i miei migliori ricordi?"
Veloce, diretto, indolore.
Dobbiamo scegliere come vogliamo gestire il nostro tempo e, cosa ancora più importante, il tempo degli altri, di quelle persone che dovranno avere a che fare con noi.
A seconda della risposta, le strade da percorrere sono completamente diverse.
Le sterpi che rotolano nel deserto non si trovano solo nel Far West
Mi sono sentita così quando sono entrata nella sala degli Speedy Meeting alla BIT di Milano, che null'altro sono se non un meraviglioso intento di creare un punto di contatto con potenziali clienti per una categoria in esponenziale espansione, ossia tutti i travel bloggers della BIT.
Mi ero immaginata una sala piena di persone intente in conversazioni animate, che passavano da una stretta di mano all'altra, fra progetti innovativi e visioni del mondo creative.
Ma la realtà si è rivelata ben diversa.
Ciò che invece ci siamo trovati davanti è stata un'area di cui una metà era popolata da tavolini e sedie bianche completamente vuoti.
I segnaposti erano solo un macabro simbolo di chi ci sarebbe dovuto essere. Inanimato messaggero del modo in cui ci si approccia al mondo del lavoro.
Non uno, non due, non tre, ma tantissimi posti vuoti.
É davvero così che intendiamo rappresentare questa categoria?
E vi posso assicurare che la maggior parte delle volte la mente umana fa di tutta l'erba un fascio.
Ci si lamenta che i travel bloggers non vengono presi sul serio.
Sarei meravigliata del contrario.
Se tu non prendi seriamente te stesso e quello che fai, perché dovrebbero farlo gli altri?
Dare prima di avere
La nostra esperienza come travel bloggers alla BIT è stata molto affascinante anche perché ci hanno accolti tutti in modo gentile ed interessato.
Ci sono stati espositori con cui siamo entrati davvero in contatto, instaurando un rapporto umano, che ci hanno parlato della loro terra e ci hanno letteralmente rapiti con racconti di civiltà, tradizioni, paesaggi, che solo chi ci vive può trasmettere con tanta passione.
Tuttavia ci è capitato anche, in rari casi, che la persona addetta a parlare con il nostro ambito fosse un po' indispettita dal fatto che diversi travel bloggers andassero a pretendere viaggi gratis senza avere un progetto strutturato da presentare, un'idea dell'argomento sul quale focalizzarsi o materiale oggettivo da produrre.
Senza tanti giri di parole, ci hanno fatto capire che la maggior parte delle persone arrivano pretendendo sconti e regali ma essendo totalmente impreparati su quello che poi sarebbero dovuti andare a produrre.
Davvero c'è ancora qualcuno convinto che un foglio digitale con un elenco puntato e qualche scatto col cellulare crei valore aggiunto nel mondo dei viaggi?
Questo si può giusto fare sul diario personale che teniamo nel cassetto del comodino.
Soprattutto dopo che guide eccezionali e fotografi di fama internazionale hanno già battuto la maggior parte degli angoli della terra.
Ragazzi, siamo seri!
Nessuno di noi nasce con le competenze già acquisite e questo è un dato di fatto. C'è chi è maggiormente dotato per la fotografia, chi per la scrittura, chi per i video, mentre ci sono persone che devono partire da zero e lavorare su ogni singolo ambito.
Ma la cosa che non si deve mai dimenticare è che si devono acquisire competenze professionali e ci si deve evolvere ogni giorno per poter lavorare, quindi per ricevere un compenso in cambio del nostro prodotto finale.
Come una persona qualunque non può sperare di poter diventare medico se intende operare i pazienti con un coltello da cucina, così anche nei lavori creativi ci sono conoscenze da apprendere e competenze da sviluppare, in base alle proprie inclinazioni personali.
C'é qualcuno che potrebbe pensare che questo sia più facile.
Niente di più sbagliato.
Ogni competenza, per essere sviluppata ai massimi livelli, richiede studio e pratica costante, ogni giorno. Si devono fare corsi, ci si deve cimentare sul campo e poi finalmente si può produrre un lavoro di qualità.
Perché è questo che dobbiamo offrire alle persone che hanno a che fare con noi, la qualità!
Certo, si inizia scrivendo a braccio, si scattano le prime foto con il cellulare, ma poi si deve fare il salto.
Quella passione deve diventare professione.
E finché non si raggiunge questo grado, ragazzi miei, è inutile presentarsi agli altri operatori del turismo e sperare che ci paghino per il nostro lavoro. Si rischia solo di farli arrabbiare per poi rimetterci tutti.
Chi non lo prende seriamente, pensa che quello del travel blogger sia un lavoro facile, indolore, veloce, ma si sbaglia di grosso.
Chi non lo prende seriamente rischia di far affondare tutta la categoria.
Oltre il lavoro c'è lo stile di vita
Diventare travel blogger è un passo quasi obbligato per persone che vivono già in un certo modo e, soprattutto, pensano in modo diverso da tanti altri.
Oltre al lavoro di ricerca, verifica delle fonti e delle informazioni, studio e rielaborazione della prosa, costruzione e post produzione delle immagini, editing dei video e gestione dei social media in un'ottica di marketing, esiste un vero e proprio stile di vita.
Quando si vedono da fuori questi lavori gestiti da persone sempre in giro per il mondo, si percepisce solo l'aurea fiabesca che emanano, il prodotto finito che noi content creators vogliamo trasmettere.
Siamo noi a decidere dove incanalare il flusso di pensieri ed emozioni di chi ci segue, attraverso immagini, filmati e parole.
E quelle sono sempre le più potenti, abbinate ad un prodotto visivo forte.
Ma dietro le quinte, ciò che non si vede sono le nottate passate a lavorare, quando si è svegli fin dall'alba per scattare.
Non ci si riposa mai perché si è costantemente alla caccia di informazioni, immagini, attimi ed emozioni da congelare.
Di giorno si raccoglie il materiale e la sera si rielabora, questo fa chi lavora come travel blogger, giornalista, fotografo.
E di nuovo, oltre a questo c'è uno stile di vita.
Decidere di vivere navigando nelle acque del mondo comporta sacrifici, scelte difficili dal punto di vista famigliare, non essere presenti agli eventi che accadono a casa, è una vita per il proprio lavoro.
Il travel blogger è una persona, due al massimo, che devono gestire il lavoro di una troupe intera.
Chi pensa di non essere in grado di sopportare un lavoro full time, da cui non si stacca mai, in cui ci si deve migliorare ogni giorno che passa, che richiede tempo, impegno e dedizione assoluta, è meglio che si limiti a creare bellissimi fotolibri da mostrare agli amici, ed eviti di presentarsi agli operatori del turismo trascinando tutta la categoria dei travel blogger in un mare in cui chiunque si andrebbe a perdere.
Non prendetelo come un gioco, perché gli altri non stanno giocando.
Lasciate fare il lavoro a chi intende farlo col cuore e con tutte le sue forze, chi è pronto a lavorare sodo per creare qualcosa di valore per chi decide di investire su questo tipo di prodotto creativo.
Può essere davvero il lavoro più bello del mondo, ma niente di incredibile si conquista senza impegno, dedizione e passione.
Agnese - I'll B right back
17 Febbraio 2018Ciao Eleonora,
vi ho visti mille volte durante la BIT ma mica avevo capito che eravate voi! Faccio abbastanza schifo nel riconoscere le facce. In più devo ammettere che non vi seguo da molto, ma il vostro blog mi piace e credo che da adesso in poi passerò molto più spesso 🙂
Onestamente sono contraria alla pubblicazione di questo tipo di post sui blog di viaggi, perché questi ultimi dovrebbero essere secondo me scritti per i lettori, e non per gli altri blogger. Un post di questo tipo non credo possa essere di grande valore aggiunto per un lettore medio che cerca informazioni e ispirazione per i suoi prossimi viaggi. Serve piuttosto a creare discussioni tra blogger e altri operatori del settore, e forse un’altra sede sarebbe stata più idonea.
Detto questo (sono antipatica, lo so!), il blog è vostro e non posso certi dirvi cosa scrivere e cosa no 🙂 Visto che c’è, accolgo con molto interesse questo spunto di riflessione e direi che sono d’accordo con te praticamente al 100%. Si fanno sempre tante distinzioni tra blogger “di lunga data” e blogger nuovi, blogger soli o in coppia, blogger “puri” o che si comportano in modo poco etico…ma la vera distinzione secondo me da fare è quella che hai fatto tu: blogger per passione oppure blogger professionisti (o, perlomeno, che lavorano duramente per diventarlo). Purtroppo ci sono tante persone che “ci provano”, cioè che tentano di accaparrarsi viaggi o sconti senza poi proporre progetti o cercare di portare risultati concreti. Spero che anche solo parlandone la gente si faccia qualche esame di coscienza e capisca se questo lavoro (che è a tutti gli effetti un lavoro, seppur io personalmente non ci guadagni molto…) possa fare per loro oppure no! Sarebbe bello che ognuno di noi capisse se e quanto può dare a questo settore, e che le persone indecise o incapaci di lavorarci lascino lo spazio a blogger magari più “giovani”, ma di sicuro più motivati. Io ho ancora tantissimo da lavorare e da studiare e da migliorare, ma almeno la motivazione non mi manca! Credo proprio neanche a voi 🙂
Finisco qui il papiro! Spero che la prima parte del commento non ti abbia dato fastidio, purtroppo sono spesso fin troppo sincera 🙂
A presto!!
Eleonora
17 Febbraio 2018Ciao Agnese! Il tuo commento non mi ha dato assolutamente fastidio, apprezzo l’onestà quando è costruttiva e direi che è il tuo caso. So che un’altra sede sarebbe probabilmente stata più adatta per discutere sull’argomento, tuttavia io possiedo solo questo blog ed è l’unica piattaforma che mi dia la possibilità di esprimere i miei pensieri. Ci tenevo a raccontare questa particolare esperienza alla fiera per fare chiarezza sulla situazione di questa categoria nella quale stiamo lavorando, dato che il sito viene visto anche da altri blogger e da operatori del settore, non solo da viaggiatori interessati a scoprire nuove mete. Sono felice che tu sia d’accordo con le nostre parole, credo sia importante prendere una direzione ben precisa, soprattutto per quanto riguarda i lavori sul web che dall’esterno potrebbero essere visti in modo molto astratto. Ti ringrazio quindi per averci esposto il tuo punto di vista, alla prossima occasione speriamo di riuscire a presentarci anche di persona! A presto!
Veronica
17 Febbraio 2018Io apprezzo moltissimo il vostro lavoro, si vede che ci mettete un’impegno e una passione che non è da tutti. Vi seguo sempre e vi faccio i complimenti più sinceri 💙
Io ho aperto un blog per passione, certo se fa passi avanti sono felice e fiera di ciò che ho creato, ma non voglio che sia il mio lavoro. Nonostante questo, sono infastidita dalle ormai troppe persone che aprono un blog o solo un profilo instagram per ricevere cose o viaggi gratis, che scrivono post visti e rivisti ma la parte “collabora con noi” è la prima pagina che scrivono. Perché si vede, eccome, che di passione non ce n’è nemmeno l’ombra. Quindi prima dell’impegno a migliorarsi sempre ci deve essere sempre quella.
Eleonora
17 Febbraio 2018Ciao Veronica, ti ringraziamo delle belle parole e siamo felici che il nostro lavoro venga apprezzato, è questo che ci motiva ogni giorno ad andare avanti! Ci tenevo a difendere il lavoro di coloro che lo prendono seriamente perché è giusto che abbiano la possibilità di farlo affinché, chi dall’altra parte deve avere a che fare con noi, riesca a capire che ci sono professionisti ed altri che invece sperano solo di portare a casa qualcosa in omaggio. É sicuramente un lavoro che può sembrare strano, che tanti possono comprendere ed altri no, ma penso che, se ci si vuole presentare agli altri operatori del turismo, la serietà e la professionalità siano la prima cosa da mostrare. La differenza la fa sempre l’approccio che si ha nel gestire le proprie cose.
Ale - untrolleyperdue.it
18 Febbraio 2018Ragazzi, ho letto molto attentamente il vostro articolo e non posso che essere d’accordo con voi: alle fiere di settore si dovrebbero presentare e proporre come travel blogger solo coloro che effettivamente ogni giorno dedicano il proprio tempo (o almeno buona parte del proprio tempo) a produrre contenuti di qualità, che prendono sul serio quello che a tutti gli effetti è un servizio alla collettività e che si impegnano ogni giorno a migliorare il proprio lavoro.
Io e Kiki abbiamo aperto il nostro blog quasi un anno fa e da allora abbiamo dovuto fare i conti con tanti aspetti del mondo del blogging che, per chi non ha conoscenze, possono rappresentare muri molto alti da superare.
Ciò nonostante, sacrificando gran parte del nostro tempo libero, ce la stiamo mettendo tutta per progredire: non è facile, ma studiando e partecipando ad eventi formativi piano piano qualche risultato l’abbiamo ottenuto.
C’è ancora tanta strada da fare, tanti meccanismi da oliare, ma di certo partecipando ad eventi come la Bit o il TTG di Rimini si fa esperienza: come in tutti i campi anche nel blogging questo aspetto fa la differenza.
Quindi ripeto, sono completamente d’accordo con il vostro punto di vista, ma qual è la linea di confine che traccia il solco tra chi si può definire travel blogger e chi invece no?
Quello che non mi piace, pensando al futuro, è immaginare la costituzione di un ordine dei blogger professionisti.
In altri ambiti diversi dal blogging, queste lobby sono quanto di peggio il panorama italiano possa offrire.
Eleonora
20 Febbraio 2018Ciao Ale! Sono felice che le nostre parole siano state per te uno spunto di riflessione interessante. Tuttavia, quello di cui ho parlato nell’articolo non fa riferimento a tutta la categoria quindi ad un futuro gruppo chiuso, bensì mi sono riferita al lato più personale che ci collega a questo lavoro. Come noi, mentalmente, lo concepiamo. Nel senso che per me, il professionista, è quello che si dà orari durante la giornata, obiettivi, strategie, ha un piano per i propri contenuti, si mantiene in contatto con le altre figure del settore, ecc. Lo concepisce quindi come un lavoro a tutti gli effetti. Mentre chi lo prende alla leggera, scrivendo ogni tanto, prenotandosi per gli incontri e poi non presentandosi, si approccia in modo non professionale ma semplicemente domestico, per il suo piacere personale. Che non è sbagliato, per carità, ma penso che dovrebbero restare due realtà ben divise.
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