Nella piena convinzione che il mondo si stia inesorabilmente evolvendo in questa direzione senza lasciarci la possibilità di scegliere.
Parlando con gli altri, sentirai le loro storie su quanto sia difficile correre dietro a tutti gli impegni, di quanto si arrivi alla sera stanchi e che non ci sia tempo per dedicarsi ad attività legate agli interessi personali o ai propri affetti.
Tu ti sentirai in dovere di annuire, per non sfigurare di fronte a tanta devozione per la propria routine ormai consolidata.
Tranquillo, non è colpa tua, è il mondo che ci fa uniformare allo stile di vita produttivo delle città.
Prima di iniziare a viaggiare, anche noi eravamo convinti che tutti i luoghi della terra fossero così.
Itinerario di 2 giorni nell'Umbria dei borghi per riscoprire gli antichi valori
Sembrerà incredibile ma ad oggi, nel 2018, esistono ancora paesi che sembrano essersi protetti da una vita che sta andando sempre più veloce e sono proprio questi che ti vogliamo far scoprire con il percorso fra cosa vedere a Città della Pieve e dintorni.
Hai mai visto il film Chocolat?
Quello con Juliette Binoche e Johnny Depp.
Hai percepito anche tu quell'aria di tranquillità alla fine del film?
Proprio quando gli abitanti del piccolo paese francese imparano ad accettarsi e a convivere, trovando ognuno il proprio posto.
Noi proviamo spesso il desiderio di vivere quella sensazione.
A tutti noi serve staccare la spina ogni tanto, dobbiamo credere che ci sia un mondo più tranquillo.
Quando siamo andati in questa zona dell'Umbria, lungo l'itinerario fra cosa vedere a Città della Pieve e dintorni, abbiamo provato proprio questa sensazione.
Non è stata l'estetica dei borghi a stupirci, per quanto bella, o la perfezione dei quadri del Perugino o ancora gli ottimi cibi che si possono mangiare.
A colpirci è stata la sensazione di trovare quello che ormai nelle città non si trova più.
Qui da noi, nelle città, i giorni scorrono sempre così veloci.
Ci alziamo alla mattina, ci tuffiamo assonnati nelle nostre attività e ci ritroviamo, non si sa bene come, di nuovo all'ora di andare a dormire.
In un ciclo continuo, gli anni ci sfuggono dalle dita.
Quanto è frustrante?
C'è forse una soluzione?
Quando ti trovi fra le colline dell'Umbria, in questo percorso fra cosa vedere a Città della Pieve e dintorni, riscopri che è la qualità della vita l'aspetto davvero importante.
Come in un ritorno alle origini, le giornate scorrono lente.
Le persone curano la campagna, preparano il cibo, accolgono i clienti nelle botteghe che gli sono state tramandate dai genitori, ed ognuno ha trovato la ricetta per vivere una vita tranquilla.
Ma qual è il vero beneficio per noi?
Passare anche solo un weekend in questo piccolo microcosmo ti fa percepire quanto sia importante il tempo.
Si incontrano persone che ti raccontano la loro giornata e la loro decisione di sfuggire dalla vita soffocante delle città per coltivare l'accoglienza, la gratitudine, l'amore.
Questo può insegnarci a ritagliare un piccolo spazio di tempo ogni giorno nelle nostre vite affollate, per dedicarlo a noi stessi e a quello che ci dà più soddisfazione.
Ma quali sono i luoghi che più ispirano questo viaggio interiore?
Che ci possono far toccare con mano questa realtà così diversa dalla nostra?
Seguici nell'itinerario fra cosa vedere a Città della Pieve e dintorni perché stiamo per presentarteli!
In poche ore puoi raggiungere un luogo in cui riscoprire l'importanza inestimabile del tempo: quasi nessuno sa dov'è!
Ripetile con noi.
Perugia, Terni, Foligno, Città di Castello, Spoleto, Gubbio, Assisi, Orvieto.
Più o meno sono queste le città che tutti ci ricordiamo.
Ma cosa penseresti se cominciassi ad elencarti luoghi meno conosciuti, ma altrettanto ricchi di storia e, soprattutto, di emozioni?
Il borgo medievale di Piegaro
É Piegaro, un paese dell'Umbria che si trova tra il Lago Trasimeno e Città della Pieve, punto di partenza del percorso fra cosa vedere a Città della Pieve e dintorni.
Oltre che per l'invidiabile paesaggio, questo caratteristico borgo è famoso per la sua antichissima arte di lavorazione del vetro.
Nel paese infatti si trova il Museo del Vetro.
Ma attenzione!
Non si tratta di un museo qualunque.
Ha una particolarità che lo rende davvero unico.
Il Museo del Vetro di Piegaro
Non tanto antica in realtà, perchè l'ultima fabbrica ha lavorato fino al 1968 per poi essere spostata in un altro paese, dove tutt'ora si trova una cooperativa di vetrai.
Starai pensando: "Quindi qual è la sua particolarità?"
Ebbene, muovendoti attraverso le stanze potrai vedere la sala del forno fusorio, che costituiva la fabbrica che possiamo definire più moderna.
Poi, vedrai una sala con delle volte.
Questa è la fabbrica antica.
É stata la prima fabbrica di vetro a Piegaro già dal XV secolo.
In realtà, all'epoca non esistevano vere e proprie corporazioni in questa zona, come quelle che siamo abituati a studiare sui libri di scuola che gestivano l'artigianato ed il commercio nelle città principali.
Qui a Piegaro c'erano dei gruppi, che assomigliavano più a confraternite religiose, i quali avevano unito gli artigiani che lavoravano il vetro.
La cosa più affascinante della stanza sono le volte.
Sono rimaste completamente annerite dal fumo siccome la stanza conteneva i forni, era sostanzialmente l'unica sala da lavoro.
Perciò prima lo riscaldavano e poi lo raffreddavano.
Ma non finisce qui.
I prodotti di vetro venivano anche rotti!
Infatti, il potenziale del vetro è quello di essere continuamente riutilizzabile.
Nella fabbrica c'era anche la macina che distruggeva i pezzi che sarebbero poi stati di nuovo utilizzati per creare altre forme.
La macina veniva ovviamente azionata da niente poco di meno che da un asinello!
Ma cosa si creava di preciso in questa fabbrica?
Di tutto!
Le creazioni più famose erano gli oggetti di uso quotidiano per il paese.
I più venduti erano i fiaschi, che qui troviamo di ogni dimensione, contenitori per i cibi e per i medicinali e la pulcianella.
Non pulcinella!
La pulcianella era una fiaschetta corta e larga colorata di verde.
In realtà, questo oggetto ha origine nel paese di Montepulciano, non molto distante.
La storia è abbastanza curiosa in realtà.
Era stata creata questa forma particolare appositamente per i nobili che dovevano inviare il loro vino al Papa, affinché fosse riconoscibile perché imbottigliato in una bottiglia ad hoc.
Ma perché era stata creata proprio verde?
Ti sei mai chiesto perché la maggior parte delle bottiglie di vetro sono verdi?
O, perlomeno, lo erano.
Oggi non si danno limiti alla creatività anche in questo campo.
Comunque, tornando a noi, il colore verde consentiva il giusto passaggio della luce per non lasciar filtrare i raggi UV.
Nel 1815 il marchese Misciattelli sposa una signora perugina di nome Cocchi.
Per il loro corredo matrimoniale fanno realizzare una serie di oggetti in vetro molto pregiati.
Su alcuni hanno fatto incidere addirittura lo stemma, come usava all'epoca.
I loro oggetti però si differenziavano di gran lunga dagli altri.
Soprattutto per l'aspetto, perchè erano stati creati con vetri bianchi e azzurri, smaltati e bordati d'oro.
Un vero lusso!
In mezzo al composto del vetro veniva utilizzato di consuetudine il vetraccio, ossia il vetro di reimpiego.
Nella fabbrica di Piegaro, infatti, si può ancora ammirare l'ultima colata di vetro che era stata fatta prima che la fabbrica chiudesse.
Questa è una cosa davvero suggestiva e che merita di essere osservata lungo l'itinerario fra cosa vedere a Città della Pieve e dintorni!
Viene anche organizzato un festival del vetro dove si possono fare corsi con gli artisti, quindi provare la lavorazione, la soffiatura, la tecnica Tiffany, dove si può ammirare la produzione in una mostra mercato e seguire conferenze sul vetro.
Nel Museo del vetro sono previste anche attività per i bambini che possono provare a costruire le loro figure utilizzando fogli colorati.
Una visita che ti puoi godere con tutta la famiglia!
Città della Pieve
Quindi come si chiamava?
Partiamo dalla fine!
Il nome attuale ha origine nel '600 e pare sia attribuibile ai longobardi.
Quel "della Pieve" è dovuto al fatto che l'insediamento era sorto attorno alla Pieve.
La Pieve è una chiesa che ospita al suo interno la fonte battesimale, quindi la si può considerare più importante delle altre chiese.
E il nome originale qual era?
Per volere dei perugini, nel '300 venne costruita la rocca medievale.
Proprio per questa urbanistica particolare, Città della Pieve era chiamata in origine Castel della Pieve.
La rocca di Città della Pieve
Nel '200 - '300 Perugia era in espansione. Aveva passato il Trasimeno e si era spinta fino a Città della Pieve.
I cittadini erano restii a farsi dominare perchè questo avrebbe comportato per loro tutta una serie di obblighi.
Ben sappiamo che il primo ed ultimo problema dell'uomo sono le tasse!
Tutto questo ci porta a spiegare l'esistenza della rocca attuale.
Per un po' Città della Pieve fu protetta da Federico II, ma poi Perugia tornò all'attacco e nel '300 fece edificare la rocca proprio come segno di sottomissione dei pievesi.
Ma aspetta, non è finita qui!
Li soggiogava perchè la torre aveva sì un accesso verso l'esterno, ma ne aveva anche uno verso l'interno.
Dobbiamo immaginarci la città molto più feudale rispetto ad ora, con tante altre torri ed un controllo massiccio.
Poi, nel '500, lo Stato della Chiesa riassorbì il territorio perugino e Città della Pieve.
Lo stile moderno della rocca attuale lo dobbiamo al Cardinal De Medici che la fece restaurare perchè la utilizzò come dimora per un periodo.
Oggi ospita un ambiente polivalente, dopo aver svolto tante altre funzioni.
Quante cose che ci può raccontare anche solo una torre!
La Chiesa di Santa Maria dei Servi
E invece ne abbiamo ancora tante da raccontarti.
Eccone una!
La Chiesa di Santa Maria dei Servi a Città della Pieve fu fondata verso la fine del '200 da 7 mercanti che si narra abbandonarono tutti i loro beni per dedicarsi ai più poveri.
I servi di cui la chiesa porta il nome sono proprio loro.
L'edificio ha visto diverse epoche storiche al suo interno.
Quella più antica è la chiesa gotica che ricordava le chiese dell'ordine dei mendicanti, poi si è passati alla chiesa rinascimentale, rappresentata dall'affresco del Perugino e, infine, vediamo la chiesa barocca tutta bianca di inizio '700.
Gli altari sono stati appoggiati alle pareti e hanno distrutto buona parte di quello che c'era sopra, compresi degli affreschi del Perugino.
Questo personaggio l'abbiamo già nominato due volte ma non ti abbiamo ancora detto chi è.
Fu un grande pittore italiano vissuto a cavallo fra il '400 ed il '500, che ha abbellito tantissimi ambienti della città con i suoi affreschi dallo stile inconfondibile.
Era un seguace di Piero della Francesca, di cui avrai sicuramente studiato i quadri con i volti a scuola.
Ma il Perugino è diventato così famoso perchè ha avuto una formazione esemplare nella bottega del Verrocchio a Firenze, insieme a Leonardo, Botticelli e tanti altri pittori di fama mondiale.
Lo stile del Perugino è inconfondibile per la tipologia dei volti e le pose dei personaggi.
C'è chi l'ha criticato per questo, dicendo che i suoi quadri sono tutti uguali.
Ma noi dobbiamo immaginare di essere nel '400 - '500, periodo in cui l'arte era concepita come un business e non come semplice estro creativo.
I committenti volevano i quadri del Perugino proprio perchè avevano quello stile.
Quindi che senso avrebbe avuto cambiarlo?
Nella Chiesa di Santa Maria dei Servi sono stati andati perduti tantissimi suoi dipinti ed altri sono stati irrimediabilmente danneggiati.
Tra questi c'è la Deposizione dalla croce, dove il corpo del Cristo non c'è più perchè vi era stato posto un ingresso alla fine dell'800.
Intorno a questo fatto però sono state formulate tesi diverse.
C'è chi dice che raffigurasse scene strane e quindi fosse meglio coprirlo.
Strane di che tipo?
Prima di tutto, nella parte bassa si vede una donna incinta con l'aureola.
Non si sa chi sia, eccetto il fatto che i santi non potevano essere raffigurati in gravidanza.
Inoltre indossa un vestito rosso, colore mal visto.
Un'altra scena atipica è quella della madonna svenuta.
Era un'assoluta rivoluzione per l'epoca!
Ma il Perugino l'aveva rappresentata così proprio per esprimere l'emozione straziante di una madre che vede il proprio figlio sulla croce.
Ha cercato di ispirarsi a Michelangelo e Leonardo che sono stati pittori della fisicità, delle sensazioni, delle emozioni umane.
Fra le cose strane, al centro vediamo anche un personaggio vestito con abiti rinascimentali molto poveri, colto nell'atto di fare un lavoro manuale come tenere una scala.
Non può quindi essere un committente desideroso di apparire nell'affresco.
Fra tutte queste stranezze, il paesaggio inscena invece una firma del Perugino.
Lui raffigurava sempre la zona dell'Italia in cui viveva.
Inseriva le colline, i fiumi, il Lago Trasimeno e delle formazioni geologiche di creta tipiche di questa parte di Umbria.
Tuttavia, non ti abbiamo raccontato la parte più bella contenuta in questa chiesa che devi assolutamente vedere lungo l'itinerario fra cosa vedere a Città della Pieve e dintorni!
La tomba etrusca
Per quanto piccoli, questi borghi dell'Umbria racchiudono davvero tantissimi tesori inestimabili.
All’interno della tomba, oltre al classico corredo funerario etrusco composto dagli oggetti che i defunti usavano in vita, sono stati rinvenuti due sarcofagi e tre urne cinerarie.
Queste ultime hanno dei coperchi raffiguranti i defunti in posa molto particolare.
Sono stati rappresentati, infatti, a banchetto funebre con gli dei degli inferi e gli altri parenti defunti. Al banchetto sono seduti nella classica posa greca semi distesa.
Dentro alla tomba c'è poi l'urna con le ceneri.
La chiesa di Santa Maria dei Servi nasconde anche una curiosa lapide sepolcrale, anch’essa ritrovata per caso durante dei lavori di ristrutturazione.
Di nuovo tornano dettagli strani!
Sulla pietra si legge infatti un'incisione che riposta la data del '500, ma non sembra assolutamente risalire a quel periodo.
La figura su di essa scolpita rimanda al periodo longobardo o al massimo al tardo medioevo.
L'Adorazione dei Magi del Perugino
Non staremo a descriverti per filo e per segno ogni dettaglio del quadro, sarebbe noiosissimo.
Ti sveliamo il particolare più affascinante.
Una storia curiosa si racconta riguardo al personaggio della Vergine.
Pare che la modella del Perugino fosse proprio la moglie, Chiara Fancelli.
Questo perchè il tipo di volto che si ritrova in tutte le opere del Perugino è sempre lo stesso.
Sembra addirittura che fosse lui stesso ad acconciarla e prepararla per il dipinto.
Il paese fortificato di Parrano
Come se qualcuno l'avesse delicatamente appoggiato nel paesaggio, come si fa con le casette del presepe fra il muschio.
L'aria che si respira è quella medievale ed è proprio a quel periodo che il borgo si è fermato.
É stato perfettamente conservato con lo stile originario ed oggi è una meravigliosa visione per gli occhi che devi assolutamente inserire nel percorso fra cosa vedere a Città della Pieve e dintorni.
In questo paese vivono 19 persone e si conoscono tutte, si comportano come se fossero una grande famiglia.
Si sentono così al sicuro che lasciano addirittura la chiave nella serratura della porta.
Quell'inquietudine che ci costringe a guardarci convulsamente attorno quando apriamo la porta di casa o che ci fa saltare il cuore in gola al minimo scricchiolio del legno durante la notte.
L'idea di poter lasciare la chiave nella toppa della porta è tanto lontana da noi quanto affascinante.
Un senso di tranquillità ti pervade mentre osservi questa semplice scena.
Di nuovo ci racconta di realtà completamente diverse dalla nostra, dove gli antichi valori resistono al passare del tempo.
Lungo la via principale si vede tutto ciò di cui un paese ha bisogno, comprese la posta e la banca, il cui sportello per prelevare apre solo in determinati giorni della settimana.
Incredibile vero?
É tutto piccolo, minuto, grazioso.
Il Castello di Parrano
Però te ne vogliamo parlare perché racchiude un particolare davvero unico.
Un altro dirai!
Ebbene sì, ti tocca ascoltare anche questa storia.
Nel castello si trova una grande scala a spirale che dalla strada porta fino ai piani nobili.
Tuttavia, la sua unicità, è il fatto che poteva essere percorsa anche dai cavalli.
Non si facevano mancare proprio nulla i proprietari!
Monteleone d'Orvieto, proseguiamo l'itinerario fra cosa vedere a Città della Pieve e dintorni
La città fu riedificata nel 1643 e la parte interna della torre ancora ci parla di questo periodo storico.
Mentre l'altro lato è più moderno.
La particolarità della torre è proprio quella di avere due facciate diverse!
In questi paesi la leggenda alberga nel particolare, in quello che magari, distrattamente, non riusciresti nemmeno a notare.
Uno è un palazzo che una volta rappresentava un vecchio mulino a pressa per macinare le olive.
E l'altra è una fontana, che assomiglia molto di più ad un pozzo, che serviva per raccogliere l'acqua piovana nel Medioevo.
L'evoluzione degli ambienti e degli edifici è sempre molto affascinante.
Ma, attenzione!
La chiesa di questo paese nasconde altri tesori.
In superficie è stato trovato un dipinto attribuito poi alla mano del Perugino ma come sempre, la cosa più interessante, si trova sotto la superficie.
La cosa davvero interessante, e un po' inquietante se vogliamo, è la teca che racchiude le sue ossa che sono state ricostruite e messe in una posa davvero buffa.
Vi è stata posta anche un'ampolla originale che pare conservi il suo sangue.
Ovviamente, vuoi che anche qui non venga raccontata una leggenda?!
Pare che la sua salma non fosse in origine destinata a Monteleone però, durante il tragitto, i buoi che trascinavano il carro hanno deciso di fermarsi proprio lì e di non schiodarsi più.
Ne viene di conseguenza che i resti del santo sono rimasti a Monteleone.
In passato per questo santo venivano anche celebrate delle processioni, perché era una figura particolarmente sentita dall'ambiente contadino e del popolo in generale.
Sei d'accordo con noi?
Se non le conoscessimo staremmo semplicemente di fronte ad un palazzo o ad una chiesa senza sapere niente della sua storia e senza provare emozioni.
Con la mente assente.
Perciò, promettiamo di raccontare le ultime due e poi basta!
Mentre sei a Monteleone, recati alla Porta Sud.
Già al primo colpo d'occhio noterai che si tratta di una porta elegante, graziosa, snella, non certo utile ai fini difensivi, ossia lo scopo principale per cui queste porte venivano erette.
Ossia di essere messaggera di un augurio di buon viaggio ai viandanti che lasciavano Monteleone d'Orvieto e che avevano bisogno di benedizione.
Ma benedizione per cosa?
La leggenda narra che, chi rimaneva fuori dalla porta dopo il tramonto, poteva incontrare i lupi mannari, i quali si sarebbero placati solo con una stilla di sangue.
Ovviamente nessuno si è mai sincerato della effettiva esistenza dei suddetti, però questa storia conferisce alla porta un'aurea di mistero.
Una sala d'ingresso in cui manca il pavimento.
Così, i malaugurati che fossero entrati senza autorizzazione, sarebbero caduti giù.
Affascinante no?!
I borghi che puoi incontrare lungo la strada fra Città della Pieve e i suoi dintorni: Carnaiola e Salci
Carnaiola è più semplice, ci vivono pochissime persone e si può girare per le vie immersi in un senso di pace profonda.
É un paese completamente disabitato.
Mi è capitato raramente di vedere uno di questi paesi e, anche se pensiamo che non ci facciano nessun effetto particolare, il fatto che siano disabitati inconsciamente suscita una sensazione di inquietudine, di ansia.
La mente spesso è suscettibile all'horror vacui.
L'horror vacui è una locuzione latina che significa letteralmente "paura del vuoto".
Questa può verificarsi in una dimensione fisica ed è molto conosciuta anche nell'arte.
Fatto sta che il vuoto destabilizza la nostra mentre che deve cercare di riempire la mancanza con qualcosa.
Ma come si fa in un paese disabitato?
Marco
9 Settembre 2019Sito veramente interessante, da cui trarre spunto per organizzare qualche viaggio. Complimenti!
Eleonora
10 Settembre 2019Ciao Marco, ti ringraziamo per le belle parole e siamo felici che tu abbia trovato utili le nostre guide.