Damiano stava viaggiando in India per la prima volta mentre io ero ancora in Italia. Stava affrontando un Paese nuovo e molto complesso, sia dal punto di vista pratico sia da quello emotivo. E, proprio in quella realtà, non sarebbe riuscito a vedere anche me.
Fino a quel momento il viaggio più impegnativo che avevo fatto era stato l'on the road a Cuba, che non è poi così estrema come meta. Avevamo dormito nelle case particulares e ci eravamo immersi di più nella cultura del luogo, per me era già un grosso cambiamento rispetto a tutti i precedenti viaggi in hotel.
Tuttavia quel commento mi aveva disturbata molto. Per una vita avevo sognato l'India attraverso le pagine del National Geographic e non pensavo che fosse impossibile per me, quindi l'ho battezzata come una delle mete successive.
A distanza di un anno ero su un volo con destinazione Chandigarh, in Punjab, con il cuore pieno di orgoglio e curiosità.
Queste sono state le 5 cose che ho imparato viaggiando in India.
1. Camminare a piedi nudi
Poi è arrivata l'India.
Dovevamo visitare il tempio d'oro di Amritsar, il deposito delle scarpe era da una parte della piazza, mentre l'edificio era dall'altra. A collegarli un tappeto rosso che sicuramente non era mai stato lavato e dove tutti camminavano. Ho scelto le mattonelle della piazza perchè mi sembravano il male minore.
Ma la vera prova è arrivata quando ci siamo trovati di fronte all'ingresso e ci hanno obbligati a passare in una vasca piena di acqua.
È stato quasi traumatico la prima volta.
Non mi sono goduta la visita e non sono riuscita in nessun modo ad apprezzare questa loro tradizione. Non ti dico la quantità di imprecazioni e di salviette umide che ho usato all'uscita, inenarrabile.
Poi sono arrivate la seconda e la terza volta. Ora ho perso il conto.
Man mano che mi trovavo di fronte a questa prova il mio spirito di sopravvivenza si rafforzava sempre di più finchè ho cominciato ad eseguire questo gesto quasi automaticamente e senza dargli troppa importanza.
Quando ci troviamo per la prima volta di fronte ad usanze così lontane da noi tendiamo a non accettarle perchè pensiamo di essere noi ad avere le regole di comportamento giuste. La realtà è che non esiste un giusto o uno sbagliato, esiste chi non si vuole togliere le scarpe e rimane fuori e chi invece fa questo piccolo sforzo ma entra dentro al palazzo per ammirare un enorme edificio ricoperto d'oro che si staglia sul lago mentre i fedeli, in silenzio, pregano.
2. Mangiare con le mani
La prima volta in cui ho mangiato in un ristorante indiano non sapevo da che parte affrontare il piatto. Sapori nuovi, contrasti forti, stoviglie di ferro.
Noi Occidentali, in una situazione del genere, la prima cosa a cui pensiamo sono le malattie. Ed è vero, l'ho fatto anch'io. Finché dopo un po' superi lo smarrimento iniziale e ti sembra più normale. Abbiamo cominciato a comportarci come loro senza nemmeno accorgercene.
Ora spesso mi trovo a mangiare con le mani anche a casa, a volte per la pura curiosità di vedere l'espressione attonita sul volto degli altri commensali. Mentre loro perdono tempo a guardarmi storta a me scappa un sorriso, perchè non sapranno mai in che modo strampalato è arrivato quel cambiamento dentro di me.
3. Adattarsi agli alloggi
In realtà la mia prima esperienza con alloggi spartani è stata a Cuba, quando abbiamo dormito nelle case particulares.
Inizialmente avevamo paura di tutto. Che non ci fossero i bagni, che venissero ad aprire la porta di notte per derubarci o che ci intossicassero con il cibo preparato da loro. Una volta questi pensieri non solo mi sembravano normali, ma addirittura doverosi. Tutti ragionavano così, perciò dovevo farlo anch'io.
Dopo il primo viaggio in cui mi sono resa conto di quanto fossero stupide ed infondate queste teorie ho cominciato a prendermi in giro da sola.
Meno simpatico è stato affrontare le rane nelle docce e i buchi nel soffitto da cui provenivano tutti i suoni della natura, quelli che noi sentiamo solo nelle suonerie delle applicazioni sulla meditazione. In realtà la natura è meravigliosa ed esservi completamente immersi è un'esperienza sensoriale sconvolgente. L'adrenalina si mescola alla curiosità ed insieme superano il disagio della mancanza più totale di comodità.
La verità è che faccio ancora la doccia con le ciabatte di gomma e mi sento sicura solo quando sono interamente sul letto, rigorosamente lontano dal muro.
Ma è bello così perchè riesco a sentire qualcosa, i gesti meccanici che svolgiamo ogni giorno come lavarci i denti, trovare le stoviglie nella credenza della cucina e leggere un libro vicino alla lampada prima di dormire, in certi luoghi diventano delle vere e proprie conquiste. Ma una volta raggiunte hanno un sapore meraviglioso.
4. Smettere di vivere nel terrore delle malattie
"Vuoi un po' di amuchina?"
"C'è il sapone in bagno?"
Cosa ti suggeriscono queste frasi?
Maniacalità per la pulizia e terrore puro per tutto ciò che può essere sporco e infetto.
Intendiamoci, anch'io non parto mai per un viaggio senza i miei due barattoli di amuchina tuttavia, Paese dopo Paese, quei barattoli o finivano con gli angoli rotti a riversare tutto il contenuto nella valigia oppure, più semplicemente, li dimenticavo da qualche parte.
Il viaggio non è solo un meraviglioso esercizio epr lo spirito, ma è anche una palestra per il fisico. Le nostre vite precotte e imbustate in confezioni sterilizzate ci stanno togliendo la predisposizione a combattere gli agenti esterni.
Sono passata dal consumare un barattolo di amuchina in Marocco al lavarmi le mani un paio di volte al giorno in India.
Come ho fatto?
Ho cercato di allontanarmi dall'ossessione.
Prima di partire ho fatto tutti i vaccini richiesti per le malattie più gravi ma per il resto ho deciso di non farmi condizionare ed ho scoperto che, nella maggior parte dei casi, questo non comporta nessun rischio. L'unico rischio è qeullo di riuscire a godersi di più ciò che si sta facendo. Se poi una maglietta si sporca la si laverà!
5. Il tempo non ha nulla a che fare con l'ora
Il tempo che intendiamo noi è quello scandito dall'ora sul computer del lavoro che si aggiorna, dai pasti che si è costretti a fare durante la giornata, dai programmi televisivi, dagli aperitivi, dalle partite e la lista potrebbe continuare.
Ma quanti hanno davvero percepito lo scorrere del tempo durante la loro vita?
O meglio, l'importanza dello stesso.
In vacanza ci trasciniamo le tempistiche da casa: c'è un tempo per la colazione, uno per lo spettacolo del villaggio, uno per la doccia prima di uscire a cena. In viaggio, invece, il tempo diventa quasi un'entità fisica.
Chi viaggia lo sa, percepisce il cambiamento. Si alza quando sa che c'è un'alba che non può perdere, mangia quando sente la fame o incontra una taverna dove cucinano un piatto tradizionale, può aspettare ore se finisce in mezzo ad una processione religiosa solo per rimanere ad osservare le persone.
C'è una meravigliosa frase di Steve McCurry che parla proprio di questo:
"Chi ama l'India lo sa: non si sa esattamente perchè la si ama. È sporca, è povera, è infetta; a volte è ladra e bugiarda, spesso maleodorante, corrotta, impietosa e indifferente. Eppure, una volta incontrata non se ne può fare a meno. Amo l'India, ci sono stato oltre 60 volte. È il posto in cui ho imparato a guardare ed aspettare la vita".
In India è quasi un dovere perdersi a guardare la vita e, durante questo processo, possono benissimo trascorrere le ore.
Quando ci siamo addentrati a Old Delhi per la prima volta abbiamo camminato per due o tre vie, non di più eppure, alla fine, ci siamo resi conto che era trascorso un pomeriggio intero, che era già ora di andare a cena ed avevamo visto solo la punta dell'iceberg.
Il tempo è l'unica variabile che abbiamo a disposizione eppure la buttiamo senza dargli valore, confidando in una vita immortale. Per questo consigliamo a tutti un viaggio in India, per imparare a percepire il tempo come un compagno di vita e non come una lancetta che deve per forza spostarsi.
Esisteranno sempre turisti e viaggiatori, è nella natura di ognuno di noi l'essere diversi e, di conseguenza, unici. Quello che ti vogliamo esortare a fare viaggiando in India è proprio cercare di immedesimarti sempre di più nelle usanze, per vivere con autenticità il Paese.
Sara Chandana
14 Maggio 2019Poi ciascuno ha la sua India ma se ci apriamo a lei spalanca porte verso l’infinito. Quello che mi ha donato, in questi anni, questo incredibile paese è indescrivibile, mi ha preparata per un passaggio molto particolare della vita. Credo che solo chi ci è stato, e non come semplice turista, possa capire. E mi sembra che vi siate immersi completamente nell’esperienza. 🙂
Per quanto riguarda i vaccini, non ne ho fatti perché non sono obbligatori e non avevo voglia di bombardare inutilmente il corpo ma lavavo spesso (relativo ai tempi indiani ah ah ah) le mani, almeno prima di mangiare, con il sapone che trovavo nei loro piccoli lavandini. 🙂
Eleonora
17 Maggio 2019Ogni persona dovrebbe fare un viaggio in India prima o poi. Ti cambia davvero la vita, proprio come dici tu.