Non tutti i nomadi digitali sono scontenti del loro lavoro, ma tutti bramano l’avventura. Questa è esattamente la storia di Aurelia e del suo ragazzo che, pur amando la loro professione, volevano una vita diversa.
La maggior parte delle persone sognano una casa, un lavoro sicuro e una famiglia stabile. Ma per tante altre “casa” significa imparare lingue nuove, farsi accarezzare il viso dal sole, provare sapori inusuali e fare amicizia con persone sconosciute.
Se anche tu fai parte di questo gruppo di sognatori e ribelli, la storia di Aurelia è quello che fa per te.
Cosa sognavi di fare da grande?
Quando era al liceo Aurelia si era sempre immaginata in un lavoro 9-17, voleva diventare manager e quello era il suo sogno.
Tuttavia, come spesso accade, i sogni nel tempo si trasformano e quello che volevamo da piccoli non sempre combacia con le esperienze che si fanno da grandi.
Nel tempo il sogno di Aurelia è cambiato e oggi può affermare con assoluta sicurezza di avere il lavoro più bello del mondo.
Aurelia oggi è una blogger di viaggio e questo le permette di concentrarsi al cento percento sulla sua passione. Così è diventata nomade digitale a tempo pieno da quasi due anni.
Non tutti i nomadi digitali odiano il loro lavoro
Quando si ascoltano o si leggono le storie dei nomadi digitali, spesso e volentieri si scopre che queste persone hanno deciso di cambiare professione perché non erano stimolati dal loro lavoro precedente.
Per Aurelia, i motivi che l’hanno spinta a decidere di viaggiare per il mondo diventando nomade digitali sono stati altri.
Prima di intraprendere questa strada, ha lavorato nel marketing e nella pubblicità per 3 anni e ha letteralmente adorato il suo lavoro.
Lei e il ragazzo, quindi, non hanno deciso di viaggiare a tempo pieno perché non erano contenti della loro vita.
Stavano solo cercando l’avventura.
Le competenze che aveva acquisito nel suo lavoro precedente hanno costituito un valido aiuto per promuovere il suo blog e trasformarlo in quello che oggi è un business a tutti gli effetti.
Quando ha capito che un percorso di vita tradizionale non faceva per lei?
“Ho sempre fatto le cose diversamente”, ci confida Aurelia.
Lei e il suo ragazzo hanno parlato spesso dell’idea di viaggiare a tempo pieno e un giorno, semplicemente, hanno deciso di trasformare quel sogno in realtà.
Avevano dei risparmi da parte e hanno prenotato il loro primo biglietto di sola andata con su scritto Thailandia.
Un nomade digitale ha il viaggio nel DNA
Il primo viaggio di Aurelia è stato in terza media fuori dal suo Paese d’origine e, in particolare, a Barcellona. È rimasta completamente rapita da questa nuova cultura, dal vedere che negli altri Paesi l’architettura, il cibo e le persone sono completamente diversi da ciò a cui era sempre stata abituata.
Da allora ha viaggiato in 39 Paesi.
Ma sai qual è il suo vero sogno? Arrivare a quota 50 prima di compiere 30 anni.
Un amore viscerale per l’Asia
Tutti, presto o tardi, si innamorano follemente dell’Asia. È sporca, malsana, incasinata. Ma sa terribilmente di casa. Il suono dei clacson annulla i pensieri, gli odori ti stordiscono i sensi e ogni sera vai a dormire profondamente grato per tutto ciò che hai vissuto durante il giorno.
Il Paese che più ha amato Aurelia è il Myanmar. Un luogo incredibile, nel quale ha trovato le persone più amichevoli che abbia mai conosciuto. Le è piaciuto talmente tanto che sta già programmando di tornarci il prossimo anno.
Invece, il Paese nel quale ha trascorso più tempo a lavorare è stato Bali. Ha passato circa 8 mesi nel paradiso dei nomadi digitali e, come tutti gli altri, l’ha scelto perché il cibo è ottimo, ci sono tantissimi luoghi da vedere e i prezzi sono molto convenienti.
“Dico sempre che Bali è la mia seconda casa”, ammette teneramente. Su questo aspetto non possiamo che trovarci assolutamente in sintonia con lei.
Il viaggio è il più grande maestro di vita che esista
Aurelia ha imparato proprio grazie al viaggio ad essere più paziente e a godersi le piccole cose.
Persi nella nostra vita alienante ci perdiamo costantemente gli aspetti più semplici e meravigliosi della nostra quotidianità. Il viaggio serve proprio per questo, brutalmente riporta l’attenzione su ciò che ignori.
Non è un cambio di prospettiva che avviene dall’oggi al domani. Anche ad Aurelia è servito molto tempo per imparare tutte queste lezioni e, soprattutto, per essere più grata di tutto ciò che possiede.
Ma alla fine è successo, alla fine il viaggio ti cambia sempre in positivo.
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