L’ultimo anno ha dato del filo da torcere a tutti. Che siamo viaggiatori o meno, ci siamo trovati chiusi nelle nostre case, a dover fare i conti con una routine mortale e a combattere contro malattie subdole che porteranno a molti più danni rispetto al Covid-19.
Una di queste è la sindrome del prigioniero.
Come viaggiatori incalliti ci siamo sempre ritenuti immuni dal pericolo di abituarci a una routine costante fatta di lavoro, faccende domestiche e consumo per ore e ore di social media e programmi in streaming.
Invece è successo.
Durante il periodo pandemico siamo rimasti chiusi nella nostra casa a lavorare tutto il giorno per i clienti che ci eravamo creati per riuscire a lavorare viaggiando. Dopo mesi e mesi di questa abitudine malata abbiamo iniziato a perdere la nostra creatività, a non aver più idee per produrre contenuti e, soprattutto, a non avere più voglia di viaggiare.
Il pensiero di viaggiare non era più piacevole come un tempo, era diventata un’ossessione per fuggire da una situazione che ci faceva stare male ma che, al contempo, ci faceva sentire al sicuro.
Siamo stati vittima della sindrome del prigioniero.
Cos’è la sindrome del prigioniero?
Ora il mondo è concentrato completamente sui contagi da Covid-19, ma pochi stanno parlando delle altre malattie – soprattutto mentali – che stanno dilagando tra la popolazione. Depressioni, bipolarismi, stress cronico, insonnia, sono tutte malattie che non danno apparenti sintomi gravi, ma che stanno causando molte più vittime di quella che noi consideriamo mortale.
Sono aumentati i divorzi, ma sembra che a nessuno importi.
Sono aumentati i disturbi del comportamento, ma sembra che a nessuno importi.
Sono aumentati i suicidi, ma sembra che a nessuno importi.
Tra tutti questi disturbi si sta diffondendo a macchia d’olio anche la sindrome del prigioniero o della capanna.
Si tratta di una malattia molto subdola perché chi ne soffre sembra condurre una vita apparentemente normale. Va al lavoro, trascorre del tempo con la famiglia, svolge i propri doveri. Ma è il modo in cui lo fa che cambia e questo dovrebbe essere il primo campanello d’allarme.
Chi soffre della sindrome del prigioniero non affronta più le proprie giornate con entusiasmo e voglia di fare. Al contrario si sente sempre più insicuro, ansioso e pauroso del mondo esteriore.
L’uomo è un animale sociale e per potersi esprimere appieno ha bisogno di stare insieme ai suoi simili. Questi mesi di isolamento forzato hanno costretto l’essere umano a una condizione innaturale, portandolo a temere tutto ciò che si trova fuori dalla sua comfort zone, ossia oltre la porta di casa.
Così si evitano le altre persone, ogni saluto o contatto che potrebbero rivolgere. Si cerca di non frequentare luoghi affollati e l’idea di intraprendere qualche nuova avventura diventa impensabile.
Chi soffre di sindrome del prigioniero ha paura.
Se stare in casa non è così entusiasmante, l’idea di uscire non ci sfiora più. Perché tra le mura domestiche ci si sente protetti da tutte le brutture del mondo esterno.
Da questo deriva la voglia di rimanere chiusi nel proprio rifugio, vivere davanti alla televisione o allo schermo del cellulare, come se il mondo esterno non esistesse più.
Cosa significa soffrire della sindrome del prigioniero
Dopo un’estate trascorsa per l’Europa in camper, a lavorare, cucinare e dormire in pochi metri quadri l’idea di abituarci a una vita casalinga era fuori questione. Ci sentivamo immuni.
Eppure ci siamo caduti anche noi.
Dopo mesi e mesi della stessa routine senza staccare mai dal lavoro, senza poter uscire, senza vedere persone, ci eravamo creati una bolla in cui le nostre abitudini di casa sembravano quasi confortevoli. Ma era una bugia.
Come lo sappiamo? Perché abbiamo perso interesse per la vita.
Noi siamo artisti, eppure non avevamo più voglia di creare, non riuscivamo più ad appassionarci a niente e quando è arrivata la proposta di un viaggio ci siamo sentiti mancare la terra sotto i piedi.
Se negli anni precedenti l’idea di viaggiare ci avrebbe fatti saltare dalla sedia per la felicità, questa volta ha creato un clima di stress e ansia che non ci faceva digerire i pasti né dormire la notte. Eravamo diventati schiavi della routine malata che avevamo seguito ogni singolo giorno per mesi senza concederci mai una distrazione.
Abbiamo trascorso una settimana a chiederci cosa sarebbe stato meglio fare e più di una volta ci siamo guardati sperando che l’altro desistesse dicendo di non andare. Poi, alla fine di quella settimana d’inferno, abbiamo preso la nostra decisione.
La nostra volontà è più forte della nostra mente
Nonostante la nostra mente opponesse la più strenua resistenza, abbiamo deciso di buttarci. Senza pensarci troppo abbiamo prenotato tre voli che ci avrebbero portati in Messico.
Era fatta.
La mente ha cercato di ribellarsi ancora, ci ha portati allo stremo delle forze pur di non farci uscire da quella vita tossica che ci eravamo creati a causa del periodo pandemico.
Ma non l’abbiamo lasciata vincere.
Perché noi non siamo così, non vogliamo essere così. Non siamo automi creati solo per lavorare, siamo persone che vogliono vivere, creare e, soprattutto, essere ancora felici di viaggiare.
Per noi il viaggio non è un passatempo, è ciò che siamo. Ne abbiamo bisogno come si ha bisogno dell’aria. È vero che si può creare anche stando seduti nella stessa stanza, ma sfido tutti voi a farlo guardando sempre lo stesso muro per mesi, e mesi, e mesi.
Così siamo partiti.
Abbiamo raccolto tutti i nostri timori, le incertezze, i dubbi, le angosce su come sarebbe stato il volo, il viaggio.
E alla fine sai cos’è successo? Nessuna di tutte le cose brutte in cui sguazzava la nostra mente.
Siamo arrivati sulla costa pacifica del Messico senza alcun problema, ora ci troviamo in una comunità raccolta dove la vita continua normalmente, le persone abitano in un pugno di case immerse nella giungla con gli uccelli che volano tra le palme creando un’atmosfera primordiale.
Oggi siamo felici della nostra scelta e siamo ancora increduli di essere riusciti a combattere la sindrome del prigioniero grazie a una volontà più forte. Grazie alla nostra voglia di vivere.
Non devi per forza viaggiare se non ti senti sicuro a farlo in questo momento, ma quello che ti consigliamo è di rompere le catene che ti tengono prigioniero. Un ottimo modo è trascorrere il tempo libero nella natura.
Se riuscirai a far trionfare la tua volontà, non solo ti servirà per uscire dal clima negativo in cui ti trovi attualmente, ma anche per superare tutte le sfide simili in cui ti troverai in futuro.
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