È il significato delle parole guaraní y e guasu, che rappresentano il punto in cui il corso del Río Iguazú irrompe con tutta la sua potenza nella Garganta del Diablo, la Gola del diavolo, per poi acquietarsi e docilmente immettersi nel Río Paraná.
Il fragore potente dell'acqua è un suono sacro per i nativi, niente lo eguaglia.
Mentre eravamo sulla passerella, nel punto più sporgente dal quale si poteva ammirare la cascata principale, benché circondati da centinaia di persone entusiaste, riuscivamo a sentire solo il suono della natura. E nient'altro.
Le origini
La solennità di questo angolo di mondo è palpabile.
Sono stati proprio loro ad attribuire l'attuale nome alle cascate.
Un nome molto comune, che non riuscì a scalzare quello che era stato creato inizialmente dai guaraní.
Ora scoprirai anche tu come visitare le cascate dell'Iguazú.
In un punto, che è diventato il più conosciuto dal mondo, si allarga pericolosamente descrivendo un'ansa nella foresta lussureggiante che lo ingloba, prima di precipitare a perdifiato in una serie di salti tumultuosi che, nella loro totalità, danno vita alle Cascate dell'Iguazú.
Il primo aspetto ad avermi colpita quando ho messo piede giù dall'aereo, nel piccolissimo Cataratas Internazional Airport di Foz do Iguaçu, è stata l'aria.
Pulita, leggera, frizzante.
Mi è parso di respirare per la prima volta.
L'aria fluiva nei polmoni in modo talmente naturale che abbiamo percepito un beneficio immediato.
Infatti, il mastodontico marco di confine fra gli Stati di Argentina e Brasile che eravamo venuti a visitare, composto da ben 275 cascate il cui picco più alto sfiora gli 80 metri, è inserito nell'altrettanto imponente Parque Nacional do Iguaçu.
A colpire non sono solamente le Cascate in sè e per se, ma è l'atmosfera, il parco adiacente di 550 kmq di foresta pluviale vivacemente popolata da farfalle, pappagalli, scimmie e migliaia di altre specie animali, la profonda pace di un luogo incastonato in un regno di cui è sovrano ed unico suddito.
Probabilmente è stato questo aspetto a suscitare nell'UNESCO la decisione di dichiararlo Patrimonio dell'Umanità nel 1984 ed è questo il motivo per cui vogliamo farti scoprire come visitare le cascate dell'Iguazú.
Il leggendario serpente
Le leggende hanno sempre animato la vita di tutti i popoli perchè in fondo, quel misto di sconosciuto e profano, attira l'attenzione di tutti noi.
Prima di spiegarti come visitare le cascate dell'Iguazú, ci teniamo a raccontarti la storia principale che le accompagna.
Si narra che il fiume Iguazú fosse abitato da un enorme serpente di nome M'Boi a cui gli indigeni, dovevano sacrificare, una volta all'anno una giovane donna.
La pratica proseguì nel suo corso finché arrivò il momento di Niapi, una bellissima fanciulla di cui era innamorato il capo degli indigeni.
Gli anziani del villaggio volevano comunque sacrificarla nonostante le sue infinite suppliche così, una notte, decise di rapirla per salvarla dal destino che la attendeva.
Si dice che il serpente, colto dall'ira di questo ignobile oltraggio, con un colpo di coda divise in due parti il corso dell'acqua.
Un lato dell'Iguazú si inabissò mentre l'altro si alzò creando le cascate.
I due amanti morirono ma M'Boi, temendo che i due giovani potessero continuare ad amarsi nell'aldilà, trasformò Naipi in una roccia e Taroba, il capo indigeno, in una palma, destinati così a guardarsi in eterno.
Il serpente per essere sicuro del suo operato, scavò una grotta dietro la Garganta del Diablo per controllare che non si potessero più toccare.
Ci sono in realtà due angolazioni differenti da cui poterle ammirare: il lato brasiliano e quello argentino, punti chiave su come visitare le Cascate dell'Iguazú.
Il lato brasiliano
Il fresco del sentiero riparato dal sole grazie alla moltitudine di vegetazione, ci rese davvero piacevole il percorso.
Talvolta il sentiero ci faceva deviare verso una parte più sporgente per poter ammirare dall'alto il corso del fiume, i giochi d'acqua e gli uccelli che svolazzavano tra le frasche degli alberi.
Non saprei spiegare perchè sento così rinvigorente questo scenario, tuttavia mi fa sempre tornare alla memoria le passeggiate che facevo con i miei genitori, quando tutto sembrava ancora così semplice.
Forse è proprio quel pensiero ad essere rassicurante.
L'animale che più ci rendeva il percorso curioso era il coati.
Questi procioni di media grandezza si sono ormai abituati alla presenza dei turisti.
Si avvicinano senza paura ma c'è un aspetto che più renderli nervosi ed aggressivi.
Il cibo.
Appena fiutano del cibo non c'è nulla che li possa fermare.
Abbiamo dovuto fare attenzione ad appoggiare gli zaini o a fermarci per le soste durante il nostro percorso relativo a come visitare le Cascate dell'Iguazú.
Abbiamo assistito con i nostri occhi ad una scena che aveva l'incredibile.
Un coati aveva puntato uno zaino appoggiato a terra.
Con il muso è riuscito ad aprire la corda che chiudeva la parte interna fino a raggiungere il panino che era sul fondo.
È poi scappato nella foresta con il lauto pasto.
Altre volte si vedono veri e propri branchi che assalgono i turisti con le patatine in mano.
Appena uno riesce ad accaparrarsi il premio, corre in mezzo agli alberi con tutti gli altri dietro, finché poi non si avventano contemporaneamente sul pacchetto dilaniato.
Insomma, il coati è tanto carino quanto imprevedibile.
Le passerelle, create appositamente per i turisti, permettono di godere di qualsiasi angolazione.
La voragine che prima avevamo ai nostri piedi, si trasforma in un immenso ammasso di acqua che scroscia.
Veniamo avvolti da una nuvola di vapore acqueo, a testimonianza di tutta la potenza dirompente di 1,9 milioni di metri cubi di acqua che si infrangono nel suolo ogni secondo.
Un arcobaleno si forma dal punto centrale in cui confluisce l'acqua di tutte le cascate.
Ci troviamo di fronte ad uno degli spettacoli più affascinanti della Terra.
Ignoro tutto il movimento che mi circonda e mi concentro solo su quel suono, il suono della Grande Acqua.
Il lato argentino
Ci sono uffici con il personale addetto ad accogliere le orde di autobus che portano i turisti in escursione.
Sanno che la maggior parte delle persone che si presentano da loro sono lì solo per poter mettere il piede, per un paio d'ore, dall'altra parte della linea di confine.
Timbrato il passaporto, siamo entrati in un nuovo Paese.
L'Argentina, un altro gigante dell'America meridionale che cerca sempre più di tornare alla ribalta nel panorama internazionale, aprendosi progressivamente alle esportazioni.
I contatti con l'Europa stanno diventando sempre più saldi anche grazie ai trattati firmati con diversi Paesi.
Mentre le fronde degli alberi mi sfrecciavano vicino al braccio appoggiato alla protezione del pullman, aguzzavo i sensi.
Cercavo di percepire più chiaramente il canto degli uccelli, di scorgere il colore delle farfalle e scrutavo in mezzo al sottobosco per cercare di avvistare i mammiferi più importanti come i giaguari.
Ero elettrizzata, assorbita e traboccante di curiosità verso questo nuovo mondo.
In prossimità dell'imbarco ci hanno fornito delle borse impermeabili per riparare gli oggetti di valore mentre le mantelle, rivelatesi in seguito totalmente inutili, le avevamo dovute procurare autonomamente.
Ci stavamo accingendo ad entrare nel corso del fiume con il gommone per avvicinarci quanto più possibile alle cascate.
Finché abbiamo virato per dirigerci verso l'Isla San Martin.
Verso le cascate.
Siamo entrati in un'ansa, nel gruppo di cascate che comprendono Salto Bossetti, Salto Adán y Eva ed altri a seguire fino a Salto San Martin.
Il gommone si avvicinava e noi pensavamo che si sarebbe limitato a fare un giro di ricognizione, metodo alternativo su come visitare le Cascate dell'Iguazú.
Invece ha puntato al massimo i motori.
Procedendo dritto ci stava portando direttamente ai piedi della cascata.
Siamo finiti in un turbine di potenze della natura che ci sballottavano sul posto.
L'abile conducente cercava di avvicinarsi più che poteva senza farci mai correre pericoli.
Poi la finale, quella che ci ha investiti.
Quasi eroicamente mi ero attaccata alla fotocamera con cui stavo riprendendo tutta la scena.
Ho chiuso gli occhi quando la montagna d'acqua mi ha investita, lei stava riprendendo tutto per me.
È durata un attimo, il tempo di sentir affiorare l'ultima scarica di adrenalina, per poi uscire di nuovo nel sole sfavillante della primavera sudamericana.
Eravamo ancora in una piccola rientranza della cascata, il paesaggio caotico si era improvvisamente immobilizzato.
L'acqua era tornata piatta, gli arcobaleni si formavano dalla cima delle cascate fino a tuffarsi nel Rio Iguazú, stormi di uccelli punteggiavano la visione paradisiaca che avevamo davanti agli occhi.
Con la riacquistata calma siamo tornati al molo dove ci eravamo imbarcati, pronti per scoprire l'ultimo e spettacolare punto di osservazione della Garganta Del Diablo, la parte più importante di come visitare le Cascate dell'Iguazú.
La Garganta del Diablo
Da una vita avevamo cercato di immaginare come sarebbe stata la veduta di quella immensa quantità di acqua.
Chissà come mai le scene reali non rispecchiano quello che la nostra mente aveva idealizzato.
A volte è meglio, a volte è peggio.
Il boato ci precedeva mentre noi ci facevamo strada tra i turisti che iniziavano ad armarsi delle loro migliori attrezzature fotografiche.
Un esercito di improvvisati reporter che volevano immortalare uno degli spettacoli più grandiosi della Terra.
Quale presunzione!
Ad un tratto tutti gli altri suoni si sono attenuati, coperti dall'inesorabile scorrere degli elementi.
Il salto, poi la nuvola di vapore acqueo ed infine, in lontananza, il corso del fiume che cercava di recuperare un po' della sua compostezza, illuminato dai raggi del sole che riuscivano a penetrare la voragine della terra.
Uno di quelli naturalmente destinati a terminare, ma che ti lasciano la sensazione di aver trovato qualcosa che stavi cercando da sempre.
Per questo abbiamo voluto raccontarti come visitare le Cascate dell'Iguazú, per dare la possibilità anche a te di vivere un'esperienza indimenticabile.
What do you think?