Ci sono essenzialmente due grandi modi che spingono a prendere un mezzo di trasporto e spostarsi dal proprio luogo “di routine”: fare le ferie rilassandosi e viaggiare per scoprire anche gli angoli più nascosti della tua destinazione.
Nella seconda categoria rientra sicuramente una delle città che più ha da offrire da questo punto di vista: Sarajevo, la capitale della Bosnia-Erzegovina, una delle repubbliche nate dalla disgregazione della ex Jugoslavia, in cui convivono 3 etnie principali: i serbo-bosniaci (principalmente ortodossi), i croati (a maggioranza cattolica) e i musulmani.
Ma prima di iniziare con l’itinerario su cosa vedere a Sarajevo in 3 giorni, ecco altri 5 motivi per cui dovresti assolutamente visitare la città:
1 – Un mirabolante intreccio di culture
Visitare Sarajevo vuol dire entrare in una dimensione multiculturale in cui accade, per esempio, che mentre stai ammirando una chiesa cattolica, puoi tranquillamente sentire dietro di te la voce di un muezzin che, dal minareto di una delle tante moschee della città, richiama l’obbligo alla preghiera islamica: un potpourrì di Occidente e Oriente, armonicamente intrecciati.
2 – Il centro ottomano
Separato dalla Biblioteca Nazionale da una singola strada, dunque raggiungibile in pochissimi passi, presenta tantissimi negozi di artigianato che vi accompagneranno in un’aura orientale che vi catapulterà nella Persia e solo poche abitazioni che, per legge, sono state lasciate lì, in quanto costruite durante la dominazione ottomana dai primi proprietari di quei negozi. Una parte fondamentale di cosa vedere a Sarajevo in 3 giorni.
3 – Le riflessioni delle “Rose di Sarajevo”
La città è un museo a cielo aperto: edifici nuovi, mischiati a palazzi dell’epoca comunista, alcuni dei quali martoriati dai colpi di arma da fuoco durante l’assedio dei primi anni 90. A far da monito a quegli anni terribili noterete le “Rose di Sarajevo” opere involontarie create dallo scoppio delle granate: i tantissimi solchi e i buchi lasciati nel terreno per le vie della città, sono stati riempiti da ceralacca rossa, a ricordare il sangue versato in quel conflitto perché “le schegge di una bomba quando colpiscono, non guardano la nazionalità”.
4 – Somùn, cevapcici e birra
Tappe gastronomiche assolutamente obbligate perché davvero molto buone. In Bosnia abbondano i piatti a base di carne e i cevapcici non fanno eccezione: è il piatto nazionale e consistono in polpettine dalla forma oblunga a base di carne trita di manzo e agnello (talvolta anche maiale), arrotolati nella specialità tipica della città, il somùn, detto il “Pane da Sarajevo”. Il tutto accompagnato da un’ottima birra, la Sarajevsko Pivo.
5 – La Biblioteca Nazionale
Immensa e bellissima, dentro e fuori. Agli albori della guerra civile, nel 1992, fu devastata da un incendio che distrusse circa l’80% dell’intera raccolta di volumi presenti al suo interno, ma oggi è stata riportata in vita e si manifesta in tutto il suo splendore proprio al centro della città, dividendo idealmente la Sarajevo moderna dalla città vecchia.
Cosa vedere a Sarajevo in 3 giorni: itinerario
La Biblioteca Nazionale è certamente un buon punto di partenza per visitare la città e per arrivarci si può percorrere il Viale dei Cecchini, la via principale (e molto ampia) della città bosniaca. Già da qui vi immergerete in ciò che Sarajevo meglio sa esprimere, un’atmosfera di profonda riflessione sullo scontro/incontro di culture che, se dapprima è stato causa di guerra, successivamente si è rivelato il motivo che ne ha portato alla rinascita. Guardando a destra e sinistra, noterete palazzi nuovi che si alternano a costruzioni più datate, martoriate dalle ferite della guerra, lasciate lì, a imperitura memoria. Si arriva alla Biblioteca Nazionale, una costruzione immensa, costruita nel 1864 e andata parzialmente distrutta durante l’assedio della città. L’architetto che l’ha realizzata si recò due volte a Il Cairo per poter attingere dallo stile costruttivo che poi avrebbe impiegato per la sua costruzione.
Dalla Biblioteca, alla quale si può arrivare facilmente anche con i tram, si può accedere, semplicemente attraversando la strada, costeggiando il fiume, al quartiere ottomano, un luogo di grande interesse fra cosa vedere a Sarajevo in 3 giorni.
Un punto da visitare assolutamente è la fontana Sebilj, il vero simbolo di Sarajevo. Si trova sempre nel quartiere ottomano, nella piazza Baščaršija, in origine il quartiere del mercato ottomano. Assolutamente obbligatorio bere un sorso dalla fontana (attenzione perché è molto fredda, ma anche molto buona) in quanto c’è un detto che recita “chi non beve l’acqua dalla fontana Sebilj, non può dire di essere stato a Sarajevo e chi la beve, torna a berla”
Altra tappa che vi consiglio fortemente fra cosa vedere a Sarajevo in 3 giorni è la tea house Cajdzinica Dzirlo, un locale assolutamente da visitare in cui vi accoglierà il suo proprietario Husein Dzirlo, un signore dalla gentilezza infinita che ricorda un po’ un hippy degli anni 60 e che vi metterà subito a vostro agio con il suo perenne sorriso, facendovi accomodare su alcuni divanetti (presenti sia all’interno che all’esterno del locale) pieni di cuscini colorati in pieno stile persiano. La specialità del locale? Il Salep. Questa bevanda, figlia della tradizione ottomana, si prepara facendo bollire nel latte la radice dell’orchidea selvatica, guarnendo il tutto con mezzo cucchiaino di cannella. Il sapore dolce e l’atmosfera del quartiere, vi farà sentire un assaggio di antica Persia, piena di mistero e di fascino.
Proseguendo sull’altro lato della città, vale la pena visitare la più grande moschea della città, nella quale il muezzin invita alla preghiera usando la propria voce. Entrando nella moschea potrete vivere a pieno il mondo orientale, fatto di colori caldi, pitture e costruzioni molto elaborate che vi avvolgerà delicatamente e vi accompagnerà anche una volta che sarete usciti.
Pochi pasi e dal medio-oriente si arriva quasi in Tirolo: il quartiere austro-ungarico. Se vi bendassero e vi facessero atterrare qui, senza sapere di essere a Sarajevo, potreste dire di essere tranquillamente in una moderna città austriaca.
Oriente e Occidente si fondono e si uniscono mantenendo ognuno la proprià identità e mostrandovelo in tutta la loro bellezza. Impossibile non imbattersi nella chiesa cattolica prima e in quella ortodossa poi. Due costruzioni imponenti, maestose che vi “obbligano” ad entrate tanta è la curiosità che infondono da fuori.
Camminando per la città non potrete fare a meno di notare le Rose di Sarajevo, delle piastrelle quadrate deformate nel centro: avete presente quando buttate un sasso nel cemento fresco? Ecco, l’effetto è lo stesso, ma il significato è, purtroppo, molto più triste: tali “deformazioni” ricordano i punti dove sono cadute le bombe. Gli abitanti, a conflitto terminato, riempirono questi buchi con una ceralacca rossa, a ricordo del sangue versato da chi ha perso la vita durante quegli anni terribili. Ne troverete moltissime, sparse per tutta la città.
Sarajevo è un museo a cielo aperto, che ti mostra le sue infinite bellezze architettoniche, le sue tradizioni, ma che ogni tot ti invita a non dimenticare ciò che è successo: la fiamma eterna, a ricordare la liberazione della città il 6 aprile 1945 e il monumento ai bambini, vittime innocenti dell’assedio del 1992 che, fatale coincidenza, iniziò sempre il 6 aprile. Delle colonnine ricordano i nomi di queste vittime e all’interno vi sono stati posti dei giocattoli a ricordo di cosa rappresentano quei nomi. Se siete tanto sensibili, vi consiglio di non muovere le colonnine: l’impatto emotivo sarà molto più forte del rumore causato dai giochi che sentirete.
Tanto passeggiare fra cosa vedere a Sarajevo in 3 giorni fa venire sete e dunque, altra tappa “to be seen”: Pivnica HS, la birreria più antica di Sarajevo. Un locale tradizionale, ricavato proprio sotto alla birreria, nel quale potete degustare un’ottima birra, la Sarajevsko, in versione tradizionale bionda, o in versione ambrata. Il locale è anche un ristorante all’interno del quale potete anche mangiare.
Sarajevo è incorniciata da un paesaggio prettamente collinare e dunque vale la pena provare a salire di quota per poterla ammirare in tutto il suo splendore. Il modo più facile è prendere la funivia e accedere alla collina olimpica, dove nel 1984 si svolsero le Olimpiadi invernali, esattamente come facevano all’epoca gli atleti delle varie compagini partecipanti. Sarajevo vi chiamerà dal basso, specie al tramonto, e il pensiero fisso una volta scesi dalla cabina è trovare lo scorcio migliore per “risponderle”.
Uscendo dalla città, menzione speciale per il “Tunnel della salvezza”: se potete visitare Sarajevo, lo si deve a questo monumento, oggi adibito a museo. Un cunicolo di 800 metri scarsi che permetteva di entrare e uscire dalla città e per attraversare il quale serviva uno speciale permesso. Il tunnel correva sotto l’aeroporto, controllato dall’ONU, unica zona della città che non poteva essere attaccata o bombardata, motivo per il quale gli ingegneri della città idearono questo passaggio pensando proprio a quel punto. Il tunnel partiva da un’abitazione privata e terminava fuori città, nell’abitazione di una signora che tutt’oggi è ancora in vita! Percorrerlo è sconsigliato a chi soffre di claustrofobia, è molto basso e stretto, ma percorrere quei 20 metri che sono rimasti, fa capire la reale situazione che hanno vissuto le persone durante la guerra.
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