Alla scoperta di Tirana con Scuola Italiana Influencer e Travel Brain and Heart.
Partendo dal porto di Bari, durante una frizzante serata di primavera, siamo sbarcati sulle coste dell'Albania accompagnati dalla luce rassicurante dell'alba.
L'Albania sta cercando oggi di farsi strada all'interno del flusso turistico mediterraneo dei suoi vicini di casa, in particolar modo il Montenegro e la Grecia, nazione che da secoli influenza i Balcani con il suo stile di vita mondano.
Eravamo stati incaricati del compito di documentare cosa vedere a Tirana in un giorno sotto tutti i punti di vista e così ci siamo avviati per le strade di una realtà multietnica nella quale si parla troppo spesso italiano anche se le parole del muetzin rieccheggiano solenni tra i muri dei palazzi fascisti.
Piazza Scanderbeg, la piazza principale di Tirana
Uno degli aspetti che mi ha maggiormente colpita della città è stata la quantità di alberi e zone verdi, rendono più leggera l'aria, colorano la città ed infondono un clima di pace nonostante i quasi 900 mila abitanti.
Ad introdurci nella piazza è stata una piccola moschea, Et'hem Bej, costruita nel 1789 e ricca di dipinti floreali che rappresentano un'assoluta novità nell'arte islamica. Durante il periodo comunista, che ha controllato l'Albania dal 1946 al 1990, era stata chiusa finchè nel 1991 una folla decise di riconquistarla, mettendo in atto così un forte gesto di ribellione al regime. Oggi conserva valore in quanto rappresenta una delle vestigia ottomane della capitale.
La planimetria originaria prevedeva un'area pedonale nel centro e tutto intorno strade che la circondavano. Nel 2017 è stata trasformata completamente ed ha assunto l'aspetto odierno, diventando totalmente pedonale.
È infatti costituita da un mosaico di pietre naturali che provengono da tutto il territorio dell'Albania, proprio a simboleggiare l'unione e l'importanza di ogni zona del Paese, che trovano la loro realizzazione in questa opera.
Mentre la esploriamo ci sparpagliamo. Noto tante famiglie con i bambini che giocano su questa superficie perfetta, l'acqua che sgorga dalle fontane crea dei riflessi che movimentano la scena mentre le bambine le attraversano in sella alle loro bici. Un gruppo di noi si sposta verso una giostra Carosello e cerca l'angolazione migliore per cominciare a scattare foto.
La sensibilità di ogni epoca abbellisce i luoghi in modi curiosi ed assolutamente inusuali. In una piazza dalle linee così rigide e definite, la popolazione ha trovato il suo modo per colorarla e darle una connotazione allegra, umana.
Due chiacchiere al mercato
Un'altra abitudine che si può acquisire, ed è quella che consiglio sempre, è di cominciare a camminare in mezzo ai banchi, le persone ti fermeranno sicuramente per prime. Scambiare due parole, fare conoscenza, mostrarsi amichevoli è un ottimo esercizio per entrare in contatto con la cultura del luogo.
I mercati sono un punto estremamente affascinante dove si intavolano discorsi di politica, si approfondiscono gli usi e costumi e si impara qualcosa di nuovo su ciò che viene prodotto all'interno del Paese.
I mercati sono sempre un richiamo particolare, adoro perdermi tra i colori, gli odori, anche se non sempre invitanti, i sorrisi o le urla di richiamo dei venditori.
Nei mercati si scopre tanto della cultura dei Paesi che si visitano. Anche in questo caso non ho potuto fare a meno di notare con tenerezza il diverso approccio che si può avere nei confronti di un luogo.
Mi invitava a comprare un po' dei suoi ortaggi. Amichevole, con i capelli raccolti, una tuta blu da lavoro e un grembiule della Coca Cola mi esortava a provare qualsiasi tipo di pietanza. Ho provato a miluncuore a spiegarle che in una stanza d'hotel sarebbe stato difficile cucinare.
Pausa caffè
Il Cafè Mehmeti può essere considerato un grazioso angolino in cui sorseggiare un caffè tradizionale ma anche uno spaccato di un Paese che ha già cominciato a muovere i primi passi della libera imprenditoria dopo decenni di regime comunista, per questo mi sono sentita di inserirlo in cosa vedere a Tirana in un giorno.
Il proprietario è un ragazzo giovane, cerca di parlarci in italiano ed è costantemente sorridente, quel piccolo bar con il soppalco rappresenta la realizzazione di tutti i suoi più grandi sogni.
Il caffè albanese ha una lunga tradizione che lo vede arrivare, in origine, dalla Turchia. Si è instaurato nel Paese durante la colonizzazione da parte dell'Impero ottomano per non essere mai più abbandonato. Oggi è diventato un vero e proprio business basato sugli scambi con la Turchia stessa.
Il Cafè dove ci troviamo rappresenta solo il punto vendita, tuttavia a Tirana è presente anche la torrefazione vera e propria. Il caffè proviene dall'Etiopia, dal Brasile, dalla Colombia, dalla Turchia, dal Guatemala, dall'India, dall'Indonesia.
Durante il regime nessuno poteva avere un'attività propria, a meno che non fosse agricola. Tante famiglie sono ancora caratterizzate dalla presenza di animali e sono quasi completamente autosufficienti.
Il regime comunista si preoccupava dell'industria pesante, del ferro, delle miniere da cui si estraeva per esportare in tutto il mondo. Compreso l'oro che veniva inviato alle banche svizzere. Il regime da un lato forniva l'istruzione e il lavoro a tutti, non c'era disoccupazione in quegli anni, però tutti avevano il ruolo che gli era stato assegnato, soprattutto i figli dovevano seguire i medesimi ideali delle famiglie.
Chi si ribellava veniva inviato in esilio in villaggi isolati nel nord dell'Albania, dove erano state costruite torri distanti decine di chilometri le une dalle altre, oppure venivano incarcerati o, addirittura, uccisi.
Oggi l'Albania è una democrazia parlamentare e consente la libera inziativa. Tantissimi giovani dopo il 1990 hanno cominciato a recarsi all'estero per studiare ed imparare lavori da svolgere poi, al loro rientro, nel Paese natale.
Mentre chiacchieriamo delle diverse tipologie di caffè, i ragazzi del bar ci mostrano il rituale della preparazione in cui nessun gesto viene lasciato al caso. Sorseggiamo l'antico caffè turco da tazzine decorate, stando attenti a lasciar depositare il fondo. In quella miscela scura sono riposti tanti sogni che stanno trovando finalmente una giusta realizzazione.
Immersi nel verde
Oggi, sfortunatamente, è più conosciuto come Taiwan, merito del complesso residenziale di origine cinese che è stato eretto di fianco al parco.
In questo angolo verde e tranquillo ci siamo divertiti a fotografare la scritta "Tirana" in stile floreale che ricordava molto il periodo hyppie. Il lato fashion ha preso in mano la situazione per portare a casa uno dei souvenir più ricercati dai turisti delle capitali e da considerare assolutamente tra cosa vedere a Tirana in un giorno.
Ad ognuno la sua religione
La verità è che, a seguito delle diverse dominazioni che ha subito il paese, oggi convivono pacificamente la cultura cristiana insieme a quella ortodossa e a quella musulmana.
Così nelle vie del centro possiamo ammirare per prima la Grande Moschea di Tirana.
La dominazione ottomana diffuse il culto dell'Islam in tutto il Paese, tuttavia a Tirana, mentre erano già stati edificati i luoghi di culto per i cristiani e gli ortodossi, non era ancora stato ideato un luogo che potesse contenere tutti i fedeli musulmani.
Così, nel 2010, dopo diversi tentativi già attuati in passato, la Grande Moschea vide l'inizio dei lavori di costruzione. I minareti bianchi alti 50 metri e le cupole grigie ricordano per un attimo lo spaccato di un quartiere turco.
Tirana rappresenta in modo quasi perfetto la convivenza di culture così diverse tra loro e dalle personalità così marcate.
La Casa delle Spie
Si tratta della Casa delle Foglie, una tappa imprescindibile tra cosa vedere a Tirana in un giorno. Oggi dimora al suo interno il museo delle spie in quanto, originariamente, quello rappresentava il loro quartier generale.
Durante il regime comunista questo luogo formalmente non esisteva, tranne per coloro che lavoravano al suo interno. Da qui venivano controllati tutti i principali edifici politici della città e gli hotel più prestigiosi dove i sovversivi potevano ritrovarsi per cospirare contro il regime.
Stanze piene di ricetrasmittenti, pareti inondate di nomi di persone costrette a collaborare per non veder uccise se stesse o la propria famiglia. Anni di terrore per la popolazione che non si poteva fidare di nessuno, nemmeno delle proprie mura domestiche. Tutto veniva ascoltato, tutto era sotto controllo.
La Casa delle Foglie deriva il suo nome dal fatto che era completamente ricoperta di fogliame affinchè, dalla strada, sembrasse disabitata. Gli addetti ai lavori entravano da un ingresso laterale ben nascosto. Si sospettava che all'interno ci fosse qualcuno, ma nessuno ne aveva realmente le prove.
Camminare per i corridoi alti ed oppressivi, sentire le voci ancora incise sui nastri delle trasmittenti, immaginare decine di persone che lavoravano come fantasmi tra quelle mura per tenere sotto controllo il Paese fa gelare il sangue.
La vita mondana
Si tratta del Toptani Center, un immenso centro commerciale non lontano dalla Grande Moschea e del Kalaja e Tiranes, l'antica Fortezza di Giustiniano oggi restaurata e trasformata in una galleria a cielo aperto con locali alla moda, ristoranti di cucina tipica e negozi.
Artefice è la facoltosa ed antica famiglia albanese Toptani, originaria della cittadina medievale di Kruja.
Per chiudere la visita è doveroso recarsi in questo luogo. Qui alcuni di noi hanno scattato meravigliose fotografie mentre altri si dedicavano ad una tranquilla passeggiata.
Un aspetto che mi ha colpita in particolar modo è stata la grande quantità di persone e, soprattutto, di famiglie. Qui i bambini vengono ancora portati al parco a giocare e possono socializzare tutti insieme per cercare di crescere in modo genuino, per quanto ancora sia possibile all'interno della società moderna.
Il sindaco si impegna ogni giorno per rendere la città sempre più vivibile per i suoi abitanti e ci sta riuscendo.
Street food BIO
È un furgoncino chiamato "Sita", cercalo sul viale che collega Piazza Scanderbeg ad Toptani Center, vicino alla Torre dell'Orologio.
Una città ricca di arte
Nightlife
Inizialmente si trattava di un quartiere composto dalle residenze dei gerarchi del partito comunista, era un quartiere recintato, circondato da bunker e sorvegliato da soldati.
Dopo la caduta del muro di Berlino il Blloku fu aperto ed iniziò la sua trasformazione.
Oggi è palcoscenico di locali e discoteche alla moda ricavate nelle ville con i giardini. È il luogo perfetto per bere un drink creativo o ascoltare un po' di musica.
Tirana dall'alto
In questo complesso è presente anche un parco che propone diverse attività, come i giri a cavallo, ed un ristorante panoramico dove cucinano piatti tradizionali, il Ballkoni Dajtit.
Ogni luogo si trasforma attraverso gli occhi di chi lo guarda.
Come raggiungere l'Albania
Siamo partiti da Bari per sbarcare a Durazzo e poi raggiungere Tirana. È un modo di viaggiare più lento che però ti dà modo di apprezzare anche il percorso e non solo la destinazione.
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