Siamo stati all’Holi festival indiano, quello che tutto il mondo sogna di vedere. Quella festa ricca di polveri colorate che, guardando le foto, mette così allegria e voglia di vivere.
Ma le foto non dicono tanto altro, non dicono tutto quello che c’è dietro l’Holi e che chiunque è interessato a visitarlo dovrebbe sapere.
La storia dell’Holi Festival
L’Holi è conosciuta in tutto il mondo come la festa dei colori. È un festival religioso induista che dura ufficialmente due giorni in primavera. Si tratta di una delle più grandi feste dell’India che gli abitanti aspettano con trepidazione per tutto l’anno.
Viene anche chiamata la festa dell’amore perché, in questo giorno, le persone lasciano a casa ogni risentimento per volersi più bene.
Si festeggia in gran parte dell’India, anche se i centri principali sono le città dove è nato o vissuto il dio Krishna come Mathura, Vrindavan, Barsana e Nandgaon.
Krishna è la rappresentazione di Dio nella sua forma amorevole, quella di rapporto umano tra le persone. Durante i giorni dell’Holi, gli indiani pensano che l’essenza degli dei si trovi ancora sulla Terra e che Krishna e la sua amata Radha giochino con i colori.
Per omaggiarli, e per dimostrargli il loro amore, in queste due giornate anche gli uomini giocano tra di loro tirandosi polveri colorate addosso.
L’Holi a Vrindavan
Noi abbiamo scelto una di queste città sante per seguire l’Holi. Vrindavan, nell’Uttar Pradesh, è la città dei 5000 templi, quella dove pare abbia trascorso la sua infanzia Krishna.
L’Holi a Vrindavan è particolarmente sentito, tanto che gli abitanti e i visitatori iniziano una settimana prima a festeggiare con lanci di colori, di petali ed altri riti tradizionali.
Noi siamo arrivati qui il giorno prima della data ufficiale di inizio dell’Holi. Anche noi siamo arrivati con un’idea molto romantica di questa festa. Pensavamo che ci avrebbero riempito con un po’ di colore ma che saremmo riusciti a scattare foto, ci saremmo divertiti e avremmo portato a casa un bellissimo ricordo di questa esperienza.
Hai presente quando si parla di aspettativa e realtà? Questo è uno di quei momenti.
Prima di arrivare in città tutti ci hanno detto che a Vrindavan ci sarebbero stati dei grandi festeggiamenti. E noi eravamo felici di questo, perché era esattamente quello che volevamo sentirci dire.
Quel giorno siamo andati nelle strade del centro per vedere com’era la situazione. Sapevamo che le feste principali sarebbero state dentro ad alcuni templi. Ma quello era solo un giro di perlustrazione.
Le vie principali erano già affollate di gente, ma il caos era contenuto. C’erano famiglie con i bambini, turisti ma anche ragazzi con le borsine piene di polvere. La polvere viene venduta in ogni strada in sacchetti di dimensioni e di qualità diversi tra di loro.
I ragazzi completamente ricoperti di colore sono i peggiori.
Noi pensavamo che ci tirassero una piccola manciata da lontano, ma la verità è ben diversa. Riempiono tutta la mano di polvere e poi te la calcano con forza sulla faccia.
Esistono due tipologie di persone che partecipano all’Holi. Le famiglie che portano i bambini che, quando vogliono pitturarti, immergono un dito nel colore e ti fanno dei segni sulla fronte e sulle guance. Altri ti pitturano usando la punta di tutte le dita, fastidioso ma sopportabile.
Poi ci sono i peggiori.
Quelli davvero pericolosi sono i ragazzi che immergono tutta la mano nel sacchetto e poi cercano di soffocarti premendotela davanti al naso e alla bocca. Mettiti l’anima in pace, alla fine dell’Holi a Vrindavan avrai i polmoni completamente colorati. E, probabilmente, anche lo stomaco.
Il primo giorno però siamo sopravvissuti senza accusare troppo il colpo. Un paio di episodi ci avevano dato fastidio ma nel complesso non ci era dispiaciuta come esperienza. Se non fosse che, mentre tornavamo verso l’inizio della strada più affollata, una strizzata di seno non me l’ha tolta nessuno.
Parlo alle donne occidentali. Gli uomini indiani in questa circostanza sono scatenati e non mancheranno di toccarvi appena ne avranno occasione.
Sinceramente, è un’esperienza molto frustrante perché anche le donne dovrebbero divertirsi durante l’Holi a Vrindavan e non dover subire molestie.
Ma se questo ci sembrava già tanto, il giorno dopo è stato indescrivibile.
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Il primo giorno di Holi festival a Vrindavan
Quando siamo tornati dalla prima esperienza abbiamo parlato di quello che ci era successo con le persone che abbiamo incontrato a Vrindavan e tutti ci dicevano che quello era niente. Loro il giorno dopo si sarebbero blindati in casa o in ashram e non sarebbero usciti per nessuna ragione.
Ma come? Noi eravamo arrivati fin lì per quello!
Non abbiamo dato il giusto peso a quegli avvertimenti, probabilmente avremmo dovuto.
Il giorno dopo eravamo pronti per andare verso il tempio di Sri Banke Bihari di Vrindavan. Inconsci del nostro destino volevamo comunque risparmiarci il primo tratto a piedi in mezzo al colore, quindi abbiamo cercato una strada secondaria esterna per raggiungere il tempio che, tra parentesi, su Google Maps è segnalato in una posizione sbagliata.
Abbiamo vagato per un paio di ore probabilmente, ore nelle quali qualsiasi cosa ci veniva contro per colorarci. Già qui abbiamo notato la differenza rispetto al giorno prima. Le strade erano completamente piene ma ancora non eravamo entrati nel vivo dell’Holi a Vrindavan. Poi, seguendo un gruppo di ragazzi molto colorati, siamo arrivati in prossimità del tempio.
La strada per arrivarci sembrava una zona di guerra.
Una fiumana di gente si spostava come un unico corpo, polvere che volava da tutte le parti. Respirare era praticamente impossibile. Tutti ci spingevano, tutti ci tiravano colore. Già qui abbiamo cominciato a pentirci. Ma cavolo, eravamo arrivati fin lì e volevamo entrare.
All’ingresso del tempo c’era il disagio.
Un fiume di persone non faceva altro che spintonarsi su e giù per le scale. Noi che con una mano tenevamo un fazzoletto davanti al naso e con l’altra cercavamo di proteggere la reflex, per quanto possibile.
Ad un certo punto un ragazzo ha allungato un braccio dall’alto e ci ha aiutati a salire. Voleva soldi ovviamente, che altro sennò? Ma è stata la nostra salvezza.
Prima di entrare abbiamo dovuto lasciare le nostre scarpe in una borsa che è finita al di là di una grata e già lì non sapevamo se le avremmo riviste. Ma stavano sempre meglio delle altre lasciate sulle scale, che sono state spazzate via per finire nel fiume che si era creato lungo la strada.
Abbiamo contrattato un po’, eravamo allucinati, stanchi, demoralizzati ma volevamo entrare. Eravamo lì per quello!
Siamo entrati ed è iniziata la guerra.
Nella prima stanza, contro la parete su un muretto rialzato, c’erano un gruppo di ragazzi in fila con i liquidator che facevano piazza pulita di tutti quelli che passavano. Per accedere alla seconda sala, quella con la festa grossa dell’Holi a Vrindavan, c’era una serie di corde da scavalcare.
Hai focalizzato la scena? Fila di liquidator, il lago per terra, le corde da passare e noi con solo i calzini. Lo schifo era indicibile.
Nella seconda sala, il ragazzo che si era offerto di farci da guida voleva farci salire sul ballatoio del tempio per fare le foto dall’alto.
Ok, non volevano far entrare nemmeno lui!
Sopra alle scale, dietro alla porta per salire al piano superiore, degli uomini difendevano il loro spazio vuoto non a costo della vita, ma poco ci mancava. Dopo urla e spintoni, che sono durati per un momento interminabile, la guida ci ha fatto cenno di salire.
Sulla sommità delle scale un vecchio non voleva comunque farci entrare e ci sbarrava il passaggio con la gomma dell’acqua a tutta potenza.
Ma che cavolo stava succedendo? Dov’era tutta la spiritualità dell’Holi a Vrindavan in quel momento? Sembrava più una discoteca dove avevano appena gridato all’attentato!!
Siamo riusciti a passare oltre al vecchio, eravamo pieni di colore e bagnati fradici, polvere bagnata che cadeva da ogni parte.
Ma avevamo sbloccato il livello e potevamo accedere alle scale per salire. In India ci si sente costantemente all’interno di un videogioco. Sulle scale c’era una melma che prego di non scoprire mai cosa fosse.
Siamo arrivati alla porta del ballatoio e le guardie non volevano farci entrare. Dopo altre contrattazioni e insulti siamo passati. Avevamo 5 minuti per le foto.
Qui consigliamo un teleobiettivo per fare foto di dettagli, altrimenti si inquadra solo l’insieme.
La scena sotto i nostri piedi era qualcosa di pazzesco, non la si può immaginare se non la si vive.
Era assolutamente insensato, malato, perverso.
Tre uomini incappucciati bagnavano a tutto spiano la folla di colore con l’equivalente dei nostri liquidator. A getto continuo.
Noi ci eravamo ritagliati per qualche minuto il nostro angolino fuori dal mondo. Poi le guardie ci hanno detto basta, era il momento di tornare in mezzo alla follia allo stato puro. Per riuscire ad uscire ci siamo fatti largo a gomitate e spintoni. Ma quelli forti.
Dov’era la spiritualità in quel momento? Era una lotta alla sopravvivenza!
A forza siamo usciti, con ancora più forza siamo riusciti a recuperare le scarpe, abbiamo pagato la guida e ci siamo fatti aiutare da lui per scendere di nuovo lungo la strada.
All’inizio la sua fee ci sembrava alta, ma all’uscita avrei voluto abbracciarlo per avermi salvato la vita!
Ci siamo conquistati una via tranquilla, eravamo ancora scalzi per le strade dell’India che, notoriamente, sono la cosa meno pulita sulla faccia della terra.
Ma ci siamo sentiti più sicuri. “Il peggio è passato”, abbiamo pensato.
Qui è iniziata la seconda battaglia della stessa guerra.
Eravamo già completamente inzuppati, sporchi e avevamo la polvere fin nell’intestino. Quello che avevamo patito ci sembrava abbastanza.
Ma in quelle vie, le strade per uscire, orde di bambini scatenati hanno iniziato a inondarci con liquidator e pistole, altri invisibili ci tiravano gavettoni probabilmente con l’intenzione di menomarci data la potenza del lancio, e gruppi di ragazzi continuavano a tirarci la polvere a manate.
Non c’era scampo. Potevamo solo andare avanti e pregare che la via finisse in fretta.
Poi ci siamo guadagnati una strada più tranquilla, quella dove circolavano i mezzi di trasporto. Abbiamo pensato di nuovo di essere salvi, in vano. Tutti ci venivano addosso, volevano tirarci polvere, fare foto, marchiarci con il colore.
Ci siamo guardati e abbiamo pensato di prendere un risciò, forse così avremmo fatto prima. Ma non è servito. Mentre eravamo su ci sentivamo alla gogna, come nel Medioevo quando tiravano la verdura sui condannati a morte. Polvere colorata, acqua e Dio sa cosa arrivava da tutte le parti.
Non vedevamo più nulla, non riuscivamo a respirare e i colpi arrivavano uno dietro l’altro. Potevamo solo abbassare la testa e sperare di arrivare velocemente in hotel.
Siamo entrati nella hall svuotati, privi di ogni emozione positiva.
Siamo saliti in camera, abbiamo buttato i vestiti distrutti e ci siamo fatti la doccia più lunga della nostra vita tentando di togliere le croste di colore dalla pelle e dai capelli. Tutto il pavimento della camera è diventato un enorme ammasso colorato e non avevamo il coraggio di aprire le reflex.
Ci siamo ripuliti, ma comunque non potevamo più uscire dall’hotel senza rientrare in quell’inferno. Così ci siamo incazzati davvero. Non era una festa spirituale, era un vero e proprio devasto.
Probabilmente abbiamo subito di più perché eravamo occidentali.
L’Holi festival a Vrindavan è il caos per gli occidentali
È brutto da dire, ma essendo occidentali eravamo il loro giocattolo. Io, una donna che potevano toccare a piacere senza che nessuno potesse dirgli niente.
Il colore della nostra pelle e dei nostri capelli li attirava come una calamita. Si sono accaniti su di noi come su pochi altri.
Per gli occidentali l’Holi a Vrindavam è una festa pesante, impegnativa e poco divertente. Come succede in ogni cosa dove non si riesce ad individuare la misura.
So che solleverò molti commenti negativi con questo racconto ma è la cruda realtà di ciò che può succedere durante questa festa che dovrebbe essere sacra.
Se gli dici di no non capiscono, se li rincorri non capiscono, se urli ridono. Puoi solo subire e sperare che finisca alla svelta.
Come preparare l’attrezzatura fotografica per l’Holi?
Durante l’Holi a Vrindavan non prendere su nulla che non sia strettamente indispensabile. Porta con te solo un po’ di soldi, il passaporto e il cellulare se non ti fidi a lasciarli in camera. Noi avevamo un marsupio e una tracolla tra la maglietta e i pantaloni.
Abbiamo imballato cellulare e reflex con la pellicola trasparente da cucina. Lungo le strade abbiamo visto persone con custodie subacquee, imbracature da foresta. Ognuno può scegliere il metodo che preferisce.
Il primo giorno siamo usciti con solo la pellicola ma non è stata sufficiente. Se vuoi entrare nel vivo dell’Holi a Vrindavan, dopo averla imballata, ti consigliamo di metterla dentro ad un sacchetto di plastica e di controllare che non abbia buchi.
Non solo la polvere è nemica della tua reflex ma anche la quantità immane di acqua che ti viene lanciata addosso. Poi tirala fuori dal sacchetto solo quando sei sicuro di poter scattare senza incidenti.
In conclusione, l’Holi a Vrindavan è stato ben altro rispetto a quello che ci aspettavamo. A tratti è stata una bruttissima esperienza, a tratti un po’ meno. Ma sicuramente è una cosa che non rifaremo.
Se vuoi partecipare all’Holi a Vrindavan devi essere davvero convinto di ciò che vuoi fare. Non è facile, non è divertente e soprattutto è quanto di più lontano esista da una festa spirituale, vissuta dalla parte di un viaggiatore occidentale.
Queste cose vanno dette perché l’Holi a Vrindavan è sicuramente un avvenimento da vedere una volta nella vita, ma si deve essere ben preparati su ciò a cui si va incontro.
AsiaIndia
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