Sui blog, sulle riviste, sulle guide turistiche ci troviamo sempre di fronte allo stadio ultimo del viaggio, ossia il raggiungimento della meta e la sua descrizione.
Poco male, pecchiamo anche noi su questo aspetto.
Si narra di quanto sia bello un luogo, di quante cose interessanti ci siano, di quante originalissime foto il viaggiatore sia stato in grado di fare. Questo ci permette di soffermarci poco o niente su quello che invece rappresenta lo stadio iniziale del viaggio, ossia la voglia di partire.
Questa fantomatica figura che si presenta, presto o tardi, nella vita di ogni persona.
Ritengo che invece sia un aspetto molto interessante, perché nessuno di noi viene mosso dalle stesse passioni.
Alcuni di noi a volte si sentono strani perché pensano “controcorrente”, se così possiamo dire.
Ciò che ti vorrei proporre è una riflessione e, mentre ti descriverò le due tipologie di persone con cui sono venuta in contatto durante la mia vita, ti chiedo di pensare a quale delle due fai parte.
La voglia di partire che bussa alla porta della maggior parte degli italiani
Quasi tutti gli italiani, parlo di questa nazionalità perché è l’unica che conosco bene al momento, trascorrono la loro vita lavorando una media di otto ore al giorno, mettendo da parte i risparmi e concedendosi alla fine, quando ormai sono allo stremo delle forze, una vacanza di una settimana dove spendono tre stipendi e sono talmente stanchi da non riuscire nemmeno ad uscire dall’hotel.
La loro voglia di partire è breve, dura qualche settimana, poi si assopisce fino alle prossime ferie.
In questo caso stiamo parlando di una vacanza che risponde, come conseguenza logica, ad un bisogno di rilassarsi.
Viaggiare viene concepito come un lusso, qualcosa che è giusto fare una volta all’anno perché va di moda (ammettiamolo), tuttavia se lo si fa di più si rischia di essere etichettati come persone che hanno poca voglia di lavorare.
Correggimi se sbaglio, ti sei trovato di fronte anche tu a questa tipologia di soggetto vero?
Il problema è che, per la società, quella ad essere nel “giusto” è la sua tipologia di voglia di partire, non la nostra, che ti illustrerò a breve.
Devo confessarti che una parte di me invidia queste persone, che stanno bene nel luogo in cui si trovano, che accettano una vita sedentaria che apparentemente li fa sentire realizzati.
Ma se non fossimo tutti così?
Se ci fosse un’altra metà campo?
Che ci fa sentire strani quando intavoliamo una discussione col soggetto che abbiamo descritto prima.
Il lato delle persone sempre alla ricerca di qualcosa, la cui sete di conoscenza a volte li lascia agonizzanti senza fiato. Che fanno della loro vita e della loro ricerca interiore un percorso, non una destinazione ultima in cui rilassarsi.
C’è chi si sente completo nella sua vita lavoro-casa-bar.
C’è, invece, chi si sente sulla via della felicità quando ogni giorno porta a casa un insegnamento nuovo.
La voglia di partire che entra in modo irruente nella vita del viaggiatore ribelle
Noi rientriamo in questa categoria.
La parte di popolazione, purtroppo ancora in minoranza, che ha sempre bisogno di spostarsi, di vedere, di conoscere.
Ed è proprio di questo che ti vogliamo parlare.
Dietro ai tranquilli itinerari che ti illustriamo, dietro ai viaggi che organizziamo, c’è una vera e propria necessità.
Che a volte si fa sentire in modo davvero forte, per esempio quando fai fatica ad alzarti dal letto perché non sai come affrontare la centomiliardesima giornata uguale a tutte le precedenti.
Quando ripensi al giorno in cui magari ti sei alzato alle 5 per andare a fotografare l’alba, ma che durante quell’alba avevi le lacrime agli occhi per quanta bellezza ti si stagliava di fronte.
Una bellezza che nella nostra società non siamo abituati a vivere, che anzi ci vergogniamo di vivere.
La nostra voglia di partire non è più una conseguenza.
Ne sentiamo il bisogno, sentiamo un brivido che ci fa capire che è ora di provare emozioni nuove.
Allora pensiamo ad un itinerario, che ci dia la possibilità di vedere più cose possibili, poi lo stravolgiamo, lo allunghiamo, lo modifichiamo.
Anche solo il progettare di poter conoscere così tanti luoghi diversi ci fa sentire meglio.
Anche noi siamo attanagliati dalla paura di partire, ma lo siamo ancora di più da quella di restare.
Antevasin, una parola che potrebbe rappresentare molti di noi
Ho sentito pronunciare questa parola nel film Mangia prega ama, che immagino tu conosca almeno di fama.
Il film è stato tratto dal libro di Elizabeth Gilbert, autrice nonché protagonista.
Fra le sue pagine troviamo questa descrizione:
Ho incontrato la mia parola […] una parola in sanscrito: antevasin, o colui che vive sul confine. Nei tempi antichi, era una descrizione letterale. Indicava una persona che aveva lasciato la frenesia della vita mondana per andare a vivere ai margini della foresta, dove abitavano i maestri spirituali. L’antevasin non era più un abitante del villaggio – non aveva una casa e una vita regolare. Ma non era ancora un trascendente, uno di quei saggi che vivono nel folto di boschi inesplorati, nella piena realizzazione della vita spirituale. L’antevasin stava dunque sul confine: poteva vedere tutti e due i mondi, ma guardava verso l’ignoto. Ed era uno studioso. […] Anch’io vivo su quel limitare, sul confine sfuggente tra il mio vecchio modo di pensare e il mio nuovo modo di comprendere, continuando senza sosta a imparare.
Forse anche tu, come noi, ti trovi nel mezzo.
Indeciso fra una cultura che ti impone certi stereotipi ed un pensiero che riguarda qualcosa di più ampio.
Una continua ricerca.
ELOGIO DEL VIAGGIARE
L’importante è sapere che non siamo soli
Non c’è né un tipo giusto né uno sbagliato, come in tutte le cose.
Ognuno di noi ha interessi e necessità diverse.
Con questo breve racconto ci teniamo a farti conoscere le vere persone, con la loro vita imperfetta, che sono dietro agli itinerari perfetti che ti proponiamo. Perché forse è una situazione che accomuna tutti noi viaggiatori mai soddisfatti.
Probabilmente ci sono più Antevasin di quanti ne immaginiamo.
Non dobbiamo sentirci noi quelli strani, anche se spesso è così che ci classifichiamo.
A volte pensiamo di essere gli unici con questa forza dentro che ci chiama, ma in realtà siamo più di quanti crediamo. Certi non lo dicono, certi cercano di sopprimerlo, altri tentano di cambiare la loro vita in silenzio.
Ma sapere che c’è qualcun altro nella stessa situazione aiuta a sentirsi meno soli.
Ed ora siamo arrivati alla domanda finale.
Tu in quale categoria ti collochi?
Gaetana
25 Ottobre 2017Questo articolo mette un po’ nero su bianco ciò che ho sempre pensato anche io. Per me il viaggio è la soluzione alla mia sete continua di conoscenza. Sono una persona curiosa e il solo pensiero di non conoscere qualcosa o di sapere che ci sia qualcosa che aspetta di essere scoperto è per me motivo di irrequietudine. Preferisco sacrificare le ferie estive e lavorare anche d’estate ma potermi concedere vari viaggi in giro per il mondo
Eleonora
26 Ottobre 2017Ti capiamo. Stare fermi nello stesso punto senza avere la possibilità di vedere tutto ciò che il mondo ha da offrire è una vera penitenza. Anche noi cambiamo sempre destinazione perché ogni Paese ci lascia un ricordo ed un insegnamento diverso rispetto agli altri, e servono tutti per ampliare la propria mente ed i propri orizzonti. Siamo felici che il nostro articolo ti sia piaciuto! A volte ci si sente poco compresi quando si parla di questi argomenti con persone che non condividono la stessa visione di vita, quindi è bello sapere che invece c’è chi prova le stesse emozioni.