È bellissimo parlare con i viaggiatori, non trovi? Non ti chiedono che lavoro fai, con quanto ti sei laureato o dove vai a ballare il venerdì sera. I loro occhi parlano di emozioni, le loro mani di esperienze dure, il loro sorriso del percorso emotivo che hanno intrapreso.
Trascorriamo quanto più tempo possibile in compagnia dei viaggiatori, quelli che entrano in contatto con le culture locali, che ti possono dire i nomi di ciò che hanno mangiato, le fotografie che hanno visto appese alle pareti di una casa, il profumo che aveva l’aria alla mattina quando si alzavano.
E queste storie sono meravigliose, pazzesche, coinvolgenti. Sono storie di vita, di speranza, di amore.
Ogni viaggiatore sa che il bagaglio di racconti che porta con sé è ciò che ha di più prezioso al mondo. Più di ciò che contiene nello zaino, della casa che ha lasciato in un punto indistinto del mondo e più dei soldi che possiede sul conto corrente.
Perché quelle storie non hanno prezzo e quando le racconta è come se rivivesse all’infinito quel momento con ogni fibra del suo corpo.
Un’usanza antica di millenni
Da sempre le popolazioni si tramandano storie. Che siano precetti religiosi, tradizioni locali o esperienze raccontate da genitore a figlio, il racconto è da millenni una forma di comunicazione radicata nella civiltà umana.
Si raccontano storie per insegnare, affascinare o avvertire di un pericolo.
Senza i racconti tantissime usanze sarebbero andate perdute. È quello che, purtroppo, sta accadendo oggi.
Quando le persone si incontrano parlano solamente di malattie, si lamentano del lavoro e delle tasse da pagare allo Stato.
Dove sono finiti i racconti degli eroi? Le storie d’amore e di coraggio?
Per fortuna esistono culture che cercano di preservare queste abitudini meravigliose e una è quella araba, nel cui vocabolario esiste un termine davvero affascinante per descrivere questa usanza.
Samar, la consuetudine di raccontarsi le storie al tramonto
La parola araba samar indica l’usanza di ritrovarsi insieme al tramonto per raccontarsi storie, suonando e allontanando i pensieri. Godendosi solo il momento presente.
Oggi possono essere i nonni a raccontare le storie ai nipoti, ma possono essere anche i viaggiatori.
Ricordi quando andavi al mare da ragazzino e di notte, attorno al falò o su uno sdraio, ci si trovava con gli amici per parlare della vita, dell’universo o di fenomeni paranormali?
Quanto erano belli quei momenti? Ripensandoci senti ancora la sabbia tra le dita, l’odore del mare che ti avvolge e lo sciabordio ritmico delle onde contro la battigia.
E volevi che non finissero mai, eri triste quando arrivava l’alba e sapevi che dovevi tornare a casa.
Perché un momento così bello e sacro è anche così poco ricercato?
Introduciamo un po’ di samar anche nella nostra vita. Soprattutto per i viaggiatori è naturale parlare delle proprie avventure, così come ascoltare quelle raccontate dagli altri.
Spetta a noi il compito di portare avanti abitudini tanto ancestrali quanto necessarie per il nostro spirito e la nostra anima.
E per farlo non hai bisogno di andare tanto lontano. Puoi comprare un’amaca come quella di Amaca Gigante, sistemarla sotto un albero in giardino o sul terrazzo e ritrovarti lì con gli amici, a parlare delle vostre avventure, a parlare di vita.
I viaggiatori e l’usanza del samar
Anche noi siamo rimasti colpiti dalla potenza dei racconti di viaggio. Ogni volta che possiamo ci incontriamo con altri viaggiatori, ci raccontiamo dei Paesi che abbiamo visitato, delle culture nuove che abbiamo scoperto e di quanta strada abbiamo ancora davanti da percorrere.
Non molto tempo fa ci trovavamo a Bali e siamo capitati all’interno di un incontro di viaggiatori, in una splendida villa dove potevamo camminare a piedi nudi e stare all’aria aperta.
È stato davvero entusiasmante conoscere persone nuove, cambiare idea su determinati luoghi e scoprire di più su quello nel quale ci trovavamo.
Se qualcuno vuole prendersi la responsabilità di coltivare momenti simili è proprio il viaggiatore.
Che sia attorno ad un fuoco, in un ostello o su un van, per i viaggiatori è semplice coltivare il samar, quel momento in cui il tempo e il luogo sembrano non avere più rilevanza, per lasciare spazio alle idee, ai sentimenti e alle emozioni.
Sono questi i momenti con cui dobbiamo arricchire la nostra vita, lasciando i discorsi sulle medicine a qualcun altro.
parole dal mondo
1 Comment
Non ho uno scopo nella vita: smetti di cercarlo ora
24 Aprile 2024[…] Come trovare lo scopo nella vita? Fai una passeggiata all’alba o al tramonto, fai un bagno nell’oceano, chiudi gli occhi e lasciati cullare dalla brezza, ammira la luce del sole che passa tra le foglie degli alberi, guarda il sorriso di una persona cara, assapora un cibo nuovo, annusa il profumo di un fiore, ascolta una lingua mai ascoltata prima. Oppure prova il samar, la bellezza di sedersi insieme al tramonto e raccontarsi storie. […]