Un giorno mi trovavo a un evento in cui si parlava di scelte di vita alternative e di nomadismo digitale. Una ragazza mi si è avvicinata e mi ha chiesto: “Non è stancante passare troppe ore al pc?”
Io non ho dovuto nemmeno pensarci, conoscevo già la risposta.
Lo smart working e la sua evoluzione, il nomadismo digitale, hanno rivoluzionato la vita di migliaia di persone. Se fino a qualche anno fa questi stili di lavoro e di vita erano maggiormente conosciuti negli Stati Uniti o nei Paesi del Nord Europa, dopo la pandemia si sono diffusi anche in Italia.
Molte persone hanno scoperto lo smart working, magari per caso, mentre altre hanno cercato una strada come nomadi digitali per sfuggire a una situazione opprimente. Così, tantissime persone si sono trovate a considerare una carriera “da remoto”.
Questa però, per quanto affascinante ci possa apparire dalle foto di Instagram (ammetto che anche io, ancora oggi, ne subisco l’innegabile fascino), comporta anche dei retroscena di cui non tutti parlano ma a cui molti pensano. Uno di questi è rappresentato dalle troppe ore al pc.
Ma cosa fanno i nomadi digitali?
Si definiscono nomadi digitali tutti coloro che lavorano da remoto e, nel mentre, girano per il mondo. Per poter svolgere la loro professione hanno quindi bisogno solamente del laptop e di una buona connessione Internet (che nella maggior parte del mondo è assicurata dalle SIM locali con piani tariffari pressoché infiniti).
Ma che lavori fanno? Beh, i più disparati!
Nomade digitale può essere un copywriter, un grafico, uno sviluppatore, ma anche un insegnante di yoga e un perito assicurativo. L’unico limite è davvero la fantasia.
Tutte queste professioni sono però accomunate dalle molte ore trascorse davanti al computer. Essendo l’unico mezzo con cui poterlo svolgere, diventa una vera e propria dipendenza.
Io ogni tanto guardo il “tempo di utilizzo” sul mio Mac e mi vengono i capogiri a vedere quante ore trascorro davanti allo schermo. Questo è il lato positivo e insieme negativo del nomadismo digitale.
I problemi correlati allo stare troppe ore al pc
Non ti citerò delle noiose ricerche su cosa succede trascorrendo troppe ore davanti al pc, vorrei invece parlarti della mia esperienza personale per poi spiegarti quali stratagemmi uso per risolvere il problema.
Certi giorni sono davvero infernali (e questi giorni molto spesso sono dei lunedì).
È credenza comune che i nomadi digitali siano quelli che tengono il laptop aperto sul tavolino di un bar sulla spiaggia con il cocktail munito di ombrellino di fianco allo schermo. Magari ammirano anche l’oceano meditando un pensiero filosofico mentre la batteria del loro computer si avvia verso l’esplosione per l’esposizione al sole tropicale.
Non è così, non la vita vera.
Molto spesso la vita dei nomadi digitali è esattamente scandita come quella dei lavoratori tradizionali. Se non peggio, perché i nomadi digitali sono quasi sempre dei liberi professionisti (per lo meno quelli italiani).
Così si trovano con gli occhi puntati sullo schermo e il culo sulla sedia dalle 6 alle 8 ore al giorno (se va bene!).
Questa postura, abbastanza innaturale per il corpo umano, provoca degli enormi fastidi. Spesso quando mi alzo sono tutta dolorante e alla fine della giornata mi bruciano gli occhi.
Questo però non accade sempre, accade solo quando mi dimentico di fare le cose che sto per elencarti.
Come combattere il fastidio di troppe ore al pc
Se sei smart worker, nomade digitale o se vuoi diventarlo, e vuoi risolvere il problema delle troppe ore al pc, ti basterò inserire delle piccole strategie nella tua routine.
E no, non ti consiglierò di calare il lavoro!
Il lavoro serve e nessuno più di un nomade digitale lo sa, perché ne ha bisogno per fare ciò che più ama al mondo: viaggiare.
Io di solito, quando sento che le ore davanti allo schermo stanno diventando davvero tante e che il mio corpo inizia a risentirne, faccio alcune di queste cose:
- Stabilisco delle pause: se hai un Apple Watch ti verrà più facile perché al cinquantesimo minuto di ogni ora ti invia una notifica dove ti suggerisce di alzarti, ma puoi farlo anche se non ne possiedi uno, perché basta che ti alzi per qualche minuto e fai due o tre passi (senza guardare un altro schermo, come quello del cellulare o la tv, altrimenti il giochino non funziona);
- Cambio postazione: potrebbe sembrare una banalità, ma a volte cambiare la postazione da cui si lavora può fare un’enorme differenza sia a livello fisico che psicologico (a volte mi capita di lavorare dalla cucina, a volte dal salotto e quando voglio essere ispirata e scrivere qualcosa di creativo capita anche che lavori in camera da letto);
- Lavoro all’aperto: guardare lo schermo nell’oscurità di una stanza stanca molto di più gli occhi, mentre stare all’aperto gli permette di adattarsi molto meglio e ogni tanto di staccare;
- Faccio una passeggiata fuori: se proprio vedo che non riesco più a continuare non mi limito a una semplice pausa ma faccio direttamente una passeggiata fuori, distendendo il corpo, la mente e lo spirito.
Troppe ore al pc: ne vale la pena?
La domanda finale che mi è stata posta è: vale la pena passare così tante ore al pc?
Per me Sì.
Trascorrere troppe ore al pc è sicuramente stancante, sarei falsa se direi il contrario. Ma per me ne vale certamente la pena.
Lavorare da remoto mi permette di viaggiare, di trascorrere molti mesi in Paesi incredibili, di entrare a contatto con la popolazione locale, di prendere i loro ritmi. Insomma, lavorare da remoto mi permette di vivere.
E soprattutto posso farlo da persona libera.
Un libero professionista che lavora da remoto può decidere come gestire il proprio tempo, sa quando lavorare e quando è ora di staccare per vivere tutto ciò che lo circonda.
Internet è uno strumento potentissimo, ma è un mezzo.
È un mezzo che può essere sfruttato per fare la vita che si desidera. Per questo è molto importante sapere come gestirlo al meglio, ascoltando soprattutto l’esperienza di chi fa questa vita a tempo pieno da anni.
Io ti consiglio di non farti spaventare dalle ore passate davanti al pc, ma di considerarle come un compromesso per poter vivere e lavorare in giro per il mondo.
E se qualche giorno ti sembra troppo pesante da sopportare, ricorda che domani andrà sempre meglio.
nomadi digitali
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