Il popolo Maya ha sempre affascinato grandi e piccini.
Spesso si sente parlare dei Maya come coloro che compivano sacrifici umani, che studiavano le stelle, che riuscivano a prevedere gli eventi.
Un'etnia antica che pare abbia lasciato il pianeta in modo repentino e tutt'ora poco chiaro.
Un pezzo di storia dell'umanità, delle città meravigliose lasciate come retaggio, tanti enigmi che fanno del Messico una delle mete di viaggio più frequentate, e non solo per le sue brillanti coste bianche.
Si accorre al Messico per diversi motivi: relax, avventura, interesse storico ed archeologico, ma ad accomunare tutte queste tipologie di persone c'è la visita ad una delle città della giungla tra le più famose, ammirate e conservate: in questo tour virtuale ti racconteremo la nostra escursione e, soprattutto, cosa vedere a Chichén Itzá, costruita intorno al 600 d.C. ed icona del periodo Classico tardo Maya, patrimonio dell'Umanità UNESCO, nonché una delle sette meraviglie del mondo moderno.
Informazioni utili per intraprendere un'escursione a Chichén Itzá
Dove si trova Chichén Itzá
Questo importante sito archeologico Maya si trova nella parte nord della penisola dello Yucatan, in Messico.
Se si fa base alla rinomata località turistica di Playa del Carmen, il viaggio per arrivare a Chichén Itzá può durare 2 e mezza/3 ore. É bene sapere che qualsiasi tour operator che organizza le escursioni all'interno dei resort propone questa meta. La strada effettivamente è lunga e l'escursione dura tutta la giornata, però non si può visitare il Messico senza andare nel famoso sito archeologico.
Tra poco ti parleremo subito di cosa vedere a Chichén Itzá!
Quando è meglio visitarla e cosa vedere lungo la strada
É meglio evitare la visita all'antica città di Chichén Itzá durante la mattina, perché è il momento maggiormente preso d'assalto dai turisti.
Conviene quindi fermarsi in uno degli altri punti d'interesse lungo la strada e poi visitare il sito archeologico nel pomeriggio.
Il cenote di Ik Kil
I cenotes sono delle formazioni naturali molto diffuse in Messico, sono dei veri e propri pozzi di acqua dolce. Sulla strada per arrivare a Chichén Itzá è sito questo famoso cenote, molto grande e suggestivo, all'interno del quale si può entrare e fare il bagno.
Noi siamo arrivati a metà mattina, c'erano già alcuni gruppi di turisti ma non troppi. Il cenote è racchiuso dentro ad un'area attrezzata nella quale ci si può cambiare e preparare per scendere nella grotta.
Lo spettacolo che ci si trova davanti lascia a bocca aperta, si rimane impressionati per gli scenari meravigliosi che la natura riesce a creare.
Se vuoi scoprire tutto su questo luogo, leggi l'articolo dedicato:
Ik Kil, il cenote vicino a Chichén Itzá
Valladolid
La terza città più grande dello Yucatan, rappresenta un'ottima occasione per visitare una città in stile coloniale ancora perfettamente conservata e per mangiare qualche piatto tipico della cucina messicana.
Raggiungere Chichén Itzá con il pullman da Playa del Carmen
Se vuoi raggiungere il sito in autonomia puoi scegliere di prendere un autobus di linea alla fermata di Playa del Carmen.
La stazione si chiama Bus Station ADO, questa compagnia prevedere tratte turistiche che portano nei principali luoghi d'interesse.
La fermata si trova fra la Calle 12 e la 20esima Avenida.
Siccome gli autobus hanno i posti numerati, ti conviene comprare il biglietto un giorno prima, per essere sicuro di trovare posto.
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Entriamo nel sito archeologico e scopriamo cosa vedere a Chichén Itzá!
Il prezzo per entrare a Chichén Itzá
Il biglietto d'ingresso costa 145 pesos. Il sito è aperto dalle 8 alle 17 [1].
Quando ci siamo stati noi, all'entrata, davano la possibilità di acquistare anche una pergamena stampata dove riproducono una data a scelta mediante i glifi Maya.
Un ricordo molto particolare da poter acquistare per sé o da regalare.
Chichén Itzá come proprietà privata
Nel 1894 il sito archeologico è stato acquistato dal console degli Stati Uniti Edward H. Thompson. Costui fu successivamente accusato di aver trafugato manufatti dal sito, ma fu poi sollevato dalle accuse. Gli eredi di Thompson vendettero la proprietà a Fernando Barbachano Peon [2].
Oggi Chichén Itzá è gestita dall'Istituto nazionale di antropologia e storia del Messico.
Noi abbiamo visitato il sito archeologico con un tour organizzato che prevedeva anche il pranzo. Ci hanno portati all'hotel The Lodge at Chichén Itzá dove ci hanno fatto trovare un meraviglioso pasto a base di piatti tipici messicani cotti sul momento.
Una vera delizia!
Cammina sul sentiero tracciato!
Nonostante si tratti di un sito archeologico famoso nel mondo, si tratta pur sempre di una città all'interno della giungla. Quindi si possono trovare animali di ogni specie che girano per il parco.
La nostra guida, per esempio, ci ha indicato la tana di una tarantola, oltre a spiegarci che alcuni alberi sono velenosi se vengono toccati.
Ci si trova in un Paese tropicale dove le insidie sono dietro l'angolo, quindi è meglio prestare un po' di attenzione e non abbandonare il sentiero battuto.
Cosa vedere a Chichén Itzá
L'origine del nome e la sua scoperta
Il nome originario di Chichén Itzá pare fosse Uucil-Abnal, che significa Sette grandi proprietari.
Tuttavia, oggi si traduce la parola "chi" con bocca e "ch'en" con pozzo, quindi Città che si affaccia sul pozzo degli Itzá. Questa interpretazione fa riferimento al fatto che la città è stata costruita in prossimità di cenotes che garantivano la presenza di acqua dolce.
Chichén Itzá fu scoperta per prima da Diego de Landa, un vescovo cattolico spagnolo originario dello Yucatán, che durante la sua vita ha cercato di evangelizzare le popolazioni Maya, nella seconda metà del '500.
Venne poi riscoperta dagli esploratori John Lloyd Stephens e Frederick Catherwood nel 1842.
I primi conquistatori erano giunti al sito seguendo strade lastricate quasi completamente immerse nella giungla, mentre questi esploratori sono stati accolti a Chichén Itzá dal proprietario e dalle ragazze più carine della città. Sono rimasti diverse settimane nel sito per creare delle mappe che comprendessero tutti gli edifici.
Successivamente, verso la fine del secolo, si ricordano le osservazioni degne di nota dell'esploratore francese Désiré Charnay, il primo ad attribuire alla cultura messicana la maggior parte dei monumenti di Chichén Itzá.
Alcuni edifici sono stati chiaramente costruiti nel periodo Classico tardo, intorno al 600-900 d.C., mentre altri sono stati apposti in un secondo momento e denotano influssi toltechi. Gli edifici che meglio conosciamo, come il tempio principale chiamato El Castillo, mostrano uno stile messicano risalente al 900-1250 d.C. [3]
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El Castillo, Tempio di Kukulcan o del Serpente Piumato..tre modi diversi per rivolgersi alla gigantesca piramide di Chichén Itzá
É la veduta più caratteristica di tutto il sito archeologico e la prima a rientrare fra cosa vedere a Chichén Itzá, quella che ci tramandano i libri di scuola, quella legata a tante storie e leggende.
Si tratta di una piramide a base quadrata composta da 9 terrazze ed alta 24 metri.
Quattro rampe di scale portano al tempio posto sulla sommità. Le scale possiedono un totale di 365 gradini, 91 per ogni rampa più 1 di basamento, lo stesso numero dei giorni dell'anno. Alla base di queste gradinate sono poste delle teste di serpente, il famoso Kukulcan appunto (Quetzalcoatl per gli Aztechi).
La zona attorno alla piramide è completamente vuota.
Alcuni studiosi pensano che rappresenti il mare primordiale della creazione che è stato svuotato dagli dei per far emergere la Terra. [4]
Trovarsi in questo spazio così grande è davvero emozionante.
Nonostante il caldo incessante di quel pomeriggio di fine luglio, ricordo ancora la vastità in cui ci trovavamo.
Per anni ho sognato di vedere questa piramide e finalmente era davanti a me in tutta la sua imponenza.
Come ogni opera così immensa del passato ci si chiede come abbiano fatto a costruirla, senza neanche conoscere la ruota! Probabilmente il merito va alle loro doti edilizie alquanto sviluppate per l'epoca.
Oggi non si può più salire sulla piramide a causa di un incidente avuto da una turista.
I dragoni di Chichén Itzá
Alla base delle gradinate di El Castillo ed in altri punti del sito, si possono notare (o sono stati rinvenuti) dei serpenti di pietra con la bocca aperta, uno degli aspetti principali che rientra fra cosa vedere a Chichén Itzá.
Si tratta di Itzamná, il dio serpente che i Maya concepivano come un serpente piumato.
Rappresenta una forza capace di generare la vita.
Sulla cima di diversi templi-montagna si possono trovare dei santuari a lui dedicati.
A Chichén Itzá la testa del serpente è posta alla base della piramide principale, sinonimo di ingresso e passaggio dal mondo terreno a quello sovrannaturale. [5]
Chi era Kukulcan?
Il termine "kukul" significa piume preziose, mentre "can" significa serpente.
Il serpente piumato rappresenta la principale divinità per i Maya e rappresentava la forza generatrice di fertilità ed autorità. Il nome era talmente potente e sacro che i maggiori sovrani lo adottarono come loro titolo.
Pare che nel X secolo, a Chichén Itzá, sia arrivato un potente sovrano che portava proprio questo nome.
Sia i Maya che gli Aztechi, nelle loro testimonianze, riportano questo accaduto, tuttavia ne parlano in modo diverso.
Gli Aztechi utilizzavano il nome di Quetzalcoatl per indicare il serpente piumato e parlano del sovrano come di un uomo buono e giusto ma tremendamente brutto. Pare che abbia cercato di eliminare i sacrifici umani in favore di pratiche più pacifiche che prevedevano l'uso di fiori e mais. Tuttavia, questa novità è stata vista in modo negativo dalle caste più potenti dei toltechi, di cui Quetzalcoatl era sovrano. Pare che, per liberarsi di lui, gli regalarono uno specchio di lucente ossidiana e che, alla vista della sua orribile faccia, il sovrano perse la testa e comincio a compiere gesti empi. Ad un certo punto fu lui a decidere di andare via per non tornare più. Si ornò di un mantello di piume, simbolo del suo lignaggio sociale, e poi salpò alla volta del mare sconosciuto. La leggenda ha sempre impressionato le popolazioni di questa parte di mondo, tanto che videro nell'arrivo dei primi conquistatori un ritorno del loro sovrano Quetzalcoatl. [6]
L'ombra del serpente
Uno dei motivi che rese tanto famosa e controversa la piramide di Kukulcan e, per estensione, il sito di Chichén Itzá, è un fenomeno curioso che si verifica in un determinato periodo dell'anno.
La piramide è stata disegnata ed orientata seguendo uno scopo ben preciso: durante l'equinozio di primavera e d'autunno, la luce del sole colpisce i gradoni della piramide che proiettano sul bordo della scalinata nord un'ombra che ricorda le spire di un serpente. Questa ombra finisce proprio con la testa del serpente alla base, forse a simboleggiare la discesa sulla terra del dio, secondo certe leggende. Se ci si reca nel sito in questi periodi è sicuramente un fenomeno molto affascinante da inserire fra cosa vedere a Chichén Itzá. [7]
“Se ci si mette all'angolo della costruzione con il tramonto sulla destra, guardando verso sinistra si vede la scalinata che risale la piramide, e la luce della porzione non in ombra sembra proprio un serpente sulla scalinata. [...] La luce serpeggiante collega una testa di serpente scolpita in fondo all'edificio con la coda sulla cima. [...] Uno spettacolo davvero impressionante", dice l'antropologo James Fox, il quale ha lavorato nel sito di Chichén Itzá.
Il Tempio dei Guerrieri, la Piattaforma dei Teschi e le Mille Colonne
Davanti alla piramide di Kukulcan si trova il Tempio dei Guerrieri, altro edificio che rientra assolutamente in cosa vedere a Chichén Itzá. Si tratta di un tempio in cima ad una piramide più bassa e rettangolare rispetto a quella vista prima, che presenta solo cinque gradoni. Sulla sommità ci sono delle colonne che ricordano i dragoni dei Maya con capitelli a forma di coda a sonagli.
Nel centro del tempio si può anche vedere una statua che rappresenta un uomo, praticamente a dimensione naturale, appoggiato sulla schiena e con la testa che svetta nel cielo. In mezzo accoglie quello che sembra un piatto ed alcune leggende pare lo interpretassero come uno strumento indispensabile durante i sacrifici umani.
Proprio di fronte si trova un'altra area molto interessante, quella chiamata delle Mille Colonne.
Queste colonne, forse una volta ricoperte da un tetto, simboleggiano i guerrieri pronti al combattimento. Oggi rimangono solo i resti, ma costituiscono un aspetto molto affascinante del sito archeologico ed un punto da inserire fra cosa vedere a Chichén Itzá.
Poco più in là si trova il Muro dei Crani, o Piattaforma dei Teschi, ossia un blocco di pietra di 60 metri che fa da base ad un edifico che sembrava contenesse i pali dove venivano poste le teste di coloro che si sottoponevano ai sacrifici umani.
Si tratta pur sempre di leggende, per quanto suggestive. Anche perchè pare che ad essere sacrificati, nella realtà, fossero più che altro schiavi e prigionieri di guerra. Quindi la pratica era molto meno sadica di quello che si è portati a pensare leggendo queste storie. [8]
El Caracol, ossia l'osservatorio astronomico
Tra cosa vedere a Chichén Itzá non può assolutamente mancare l'osservatorio astronomico e lo studio del cielo da parte dei Maya. Caracol in spagnolo significa lumaca, deve il suo nome alla scala a forma di spirale che conduce alla sommità.
I Maya sono conosciuti per gli studi astronomici che hanno fatto e gli eventi che cercavano di prevedere. Le strumentazioni erano rudimentali, tuttavia riuscivano perfettamente a vedere il cielo perché a quei tempi non c'era inquinamento luminoso. Perciò potevano distinguere chiaramente tutte le costellazioni. Avevano studiato dei cicli per calcolare il tempo e due calendari, uno solare ed un altro sacro. I cicli comprendevano al loro interno le conoscenze dei Maya riguardo ai mesi lunari, al moto dei pianeti e le credenze riguardo alle divinità.
Venere e la luna giocavano un ruolo fondamentale nei loro calcoli, che gli permettevano così di prevedere gli eventi legati al cielo con precisione. Con i loro studi potevano tracciare gli eventi che erano successi nel passato per cercare così di prevedere anche quelli futuri. [9]
Il Tempio dei Giaguari e la Corte della Pelota
Due muri di otto metri delimitano un'immensa piazza.
Sopra di loro svetta il Tempio dei Giaguari, il cui secondo piano pare che in origine si affacciasse proprio sul terreno di gioco. Altri templi più piccoli si trovavano ai lati, proprio a simboleggiare l'importanza che aveva nella comunità il gioco della palla, che si svolgeva fra i due grandi muri.
Questa piazza è molto suggestiva, soprattutto per le sue enormi dimensioni ed, insieme a El Castillo, rappresenta il fulcro di cosa vedere a Chichén Itzá. Camminare in mezzo, con i muri che ti sovrastano, crea un senso di smarrimento e di reverenza.
A sei metri di altezza, su entrambi i muri, sono posti gli anelli con un motivo a forma di serpente all'interno dei quali le squadre dovevano far passare una palla di gomma solida. Il materiale era prodotto direttamente dagli alberi e poi lavorato fino a dargli una forma sferica.
Nel gioco si poteva colpire la palla con qualsiasi parte del corpo tranne che con le mani ed i piedi.
I giocatori infatti indossavano delle protezioni per evitare di rompersi le ossa.
Più che una gara si trattava di una vera e propria competizione tra gli esseri luminosi e quelli dell'oltretomba, era un rituale a tutti gli effetti.
Già nei testi sacri dei Maya si fa riferimento a questo scontro, per ottenere alla fine il controllo del tempo e del cielo.
Dai rilievi pare che talvolta fossero anche persone di un ceto elevato a giocare al gioco della pelota, quindi è difficile credere che alla fine la squadra sconfitta venisse uccisa, come ci fanno credere le leggende.
Abbiamo già detto che ad essere sacrificati erano più che altro schiavi e prigionieri di guerra. [10]
I cenotes di Chichén Itzá
Nella città si trovano diversi cenotes che garantivano acqua dolce.
Ancora non è chiaro se la usassero per bere, considerato che si trattava di pozzi sacri.
A tramandare le prime leggende sui sacrifici legati ai cenotes fu proprio Diego de Landa, che ha lasciato degli scritti nei quali afferma che i Maya usavano buttare uomini vivi all'interno di questi pozzi in onore degli dei.
Insieme agli uomini pare venissero gettate anche delle ricchezze, che furono poi effettivamente ritrovate. [11]
Nei dintorni del sito archeologico, alla fine dell'escursione fra cosa vedere a Chichén Itzá
Sotto alle piante che delimitano i resti del sito archeologico potrai trovare tanti banchetti che vendono oggetti d'artigianato.
Alcuni sono visibilmente lavorati a mano e talvolta il prezzo risulta assai conveniente!
É il luogo ideale in cui comprare qualche oggetto fabbricato con l'ossidiana nera, un vetro vulcanico molto resistente e tagliente.
Il tour virtuale fra cosa vedere a Chichén Itzá termina qui, per lasciare la mente libera a tante altre storie che sentirai durante la visita di questa strepitosa ed antica città Maya.
Gli altri siti archeologici Maya nei dintorni di Playa del Carmen
Cosa vedere a Tulum, le rovine Maya a strapiombo sul Mar dei Caraibi
A volte, la natura e l'uomo si coalizzano per creare qualcosa di straordinario ed unico.
Cosa vedere a Cobà in Messico, la piramide Maya più alta del Quintana Roo
Tu, una bici e piramidi nascoste fra vegetazione e laghi...
BIBLIOGRAFIA
1. http://inah.gob.mx/es/zonas/146-zona-arqueologica-de-chichen-itza
2. Usborne D., Mexican standoff: the battle of Chichén Itzá, in The Independent, Independent News & Media
3. Antiche Civiltà Precolombiane, Fabbri Editori, 2000, pp. 57 ss.
4. Antiche Civiltà Precolombiane, cit., pp. 58 ss.
5. Antiche Civiltà Precolombiane, Fabbri Editori, 2000, p. 28.
6. Antiche Civiltà Precolombiane, Fabbri Editori, 2000, pp. 48 ss.
7. Hancock G., Impronte degli Dei, Tea S.p.A., 2005, p. 125
8. Antiche Civiltà Precolombiane, Fabbri Editori, 2000, pp. 58 ss.
9. Antiche Civiltà Precolombiane, Fabbri Editori, 2000, p. 22.
10. Antiche Civiltà Precolombiane, Fabbri Editori, 2000, p. 12.
11. Antiche Civiltà Precolombiane, Fabbri Editori, 2000, p. 52
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