“Pensa a quando sarebbe bello se alla mattina potessimo svegliarci, fare una passeggiata sulla spiaggia all’alba, portare avanti il nostro lavoro durante il giorno e poi andare a fare surf al tramonto.”
“Sarebbe perfetto. E per questo impossibile.”
Alzi la mano chi non ha mai sostenuto una conversazione di questo tipo. Lasciando stare il sogno pubblicitario di andare a vivere su un atollo delle Maldive, quante volte hai sognato di cambiare lavoro? Di andare sei mesi all’estero per imparare una lingua nuova? Di prendere un anno sabbatico solo per te e fare il giro del mondo?
Tante.
E come è finita? Te lo dico io, sei arrivato alla conclusione che, essendo così bello, doveva per forza essere impossibile da raggiungere.
E difatti lo è, finché non decidi di uscire dalla comfort zone.
L’abbraccio sicuro della comfort zone
Quanto apprezzi la colazione che fai alla mattina? Probabilmente non tanto. Bevi un caffè al volo oppure ti fermi un po’ di più per mangiare qualche biscotto, ma sei assonnato, con i piedi ancora nel letto e la mente che pensa già a dover correre al lavoro.
Sai già dove si trova lo scatolino del caffè, quale marca di biscotti hai nella dispensa e quanto impiegherai a mangiare.
Non provi emozioni, è un gesto meccanico. Non lo apprezzi perché sai che è solo un momento che precede il lavoro.
Poi sali in macchina, conosci a memoria la strada per andare a lavorare e sai perfettamente come si svolgerà la giornata. Il massimo che ti può capitare è che qualcuno ti rompa le scatole e che la trasformi in una giornata ancora peggiore.
Ma in qualche modo arrivi alla fine del turno, perché sai che a casa c’è la tua tv ad aspettarti oppure c’è il solito bar con i soliti amici.
Trascorri la tua vita dentro ad una finzione
Probabilmente questa routine non ti esalta così tanto ma, diciamocelo, c’è anche chi sta molto peggio.
Ti ci ritrovi, sai chi sei nel gruppo all’interno del quale ti muovi. Sai che hai un determinato nome, che i tuoi amici ti conoscono per certe esperienze affrontate insieme, che hai una laurea che urla al mondo che sei ingegnere o farmacista.
Sei perfettamente inserito nella tua comfort zone.
Quando ti senti un po’ più stanco delle altre volte ti ripeti che, in fondo, è impossibile iniziare quel lavoro all’estero, è impossibile studiare quella lingua così bene, è impossibile fare il giro del mondo.
Questo è un pensiero comodo nel quale rifugiarsi, per evitare di tentare nel raggiungimento del tuo sogno. E lo sai perché? Per la paura di fallire.
Tutti noi ci passiamo prima o poi, ci adagiamo nella finzione che la nostra vita non sia poi così male. Anche se, quando arriva sera, sogniamo sempre quel lavoro lontano o quel volo che non abbiamo il coraggio di acquistare.
Un racconto buddista per uscire dalla comfort zone
Il buddismo si fonda sulla ricerca della propria luce interiore, lontano da tutte le costrizioni della società nella quale siamo inseriti. Con un meraviglioso insegnamento vuole spiegarci quante cose possiamo fare quando decidiamo di uscire dalla comfort zone:
“Un re ricevette in regalo due piccoli falchi e li consegnò al maestro falconiere per la loro formazione.
Dopo pochi mesi, l’istruttore disse al re che uno dei falchi era stato educato perfettamente, ma non sapeva cosa stesse accadendo all’altro. Da quando era arrivato al palazzo non si era mosso dal ramo su cui stava al punto che gli doveva portare il cibo.
Il re convocò guaritori e maghi ma nessuno riuscì a fare volare il piccolo falco. Quindi emise un editto tra i suoi sudditi e, la mattina seguente, vide sorpreso il piccolo falco che volava nei suoi giardini.
‘Portatemi il responsabile di questo miracolo’, disse.
Davanti al re comparve un contadino, e il re gli chiese:
‘Come sei riuscito a far volare il falco? Cosa sei, un mago?’
‘Non è stato difficile mio signore’, ha spiegato l’uomo, ‘Ho semplicemente tagliato il ramo su cui stava. Solo allora l’uccello si reso conto che aveva le ali e ha spiccato il volo.’“
Questa breve storia ci insegna che, finché rimaniamo appollaiati al nostro ramo, ovvero finché ci crogioliamo nella nostra zona sicura senza affrontare l’ignoto, non sapremo mai quante cose avremmo potuto creare se solo avessimo spiccato il volo.
Uscire dalla comfort zone per liberare il nostro potenziale
È vero, forse la tua vita di ora non è così terribile, ma pensa a quanto potresti essere felice se ti liberassi dalla paura di tentare.
A tagliare il nostro ramo sono stati i viaggi.
Prima di andare in India eravamo ossessionati dall’igiene, mentre ora camminiamo a piedi nudi in mezzo alla strada. Prima dello Sri Lanka non pensavamo di poter viaggiare senza valige, mentre ora non riusciamo più a separarci dallo zaino. Prima pensavamo di dover rimanere ancorati allo stesso luogo tutta la vita, mentre ora siamo nomadi digitali.
Uscire dalla comfort zone significa accettare che un sogno si possa realizzare ma, dall’altro lato, accettare anche la possibilità del fallimento.
I viaggi ci hanno aiutati a tagliare i ponti con la comfort zone perché, per la prima volta, ce la siamo dovuti cavare da soli. Di fronte a situazioni a volte assurde, ma per questo bellissime.
E abbiamo scoperto di poterlo sopportare, ma non solo. Abbiamo capito che ci saremmo potuti spingere sempre più in là, che avremmo potuto provare esperienze diverse, imparare cose nuove, formarci e diventare persone migliori.
Ora sappiamo che possiamo assaggiare un cibo esotico, che possiamo camminare per le favelas senza avere paura e che possiamo lavorare viaggiando.
Magari non sempre saprò quanto impiegherò a fare colazione, se troverò l’autobus per raggiungere una destinazione o se ci sarà quella connessione Wi-Fi per consegnare un lavoro ad un cliente.
Ma, dall’altra parte, se non fossi mai uscita dalla mia zona sicura avrei continuato per sempre a sentirmi strana nel mio paese natale e mi sarei convinta che un prosecco al bar alla sera fosse tutto ciò che la vita mi potesse regalare.
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